Ieri, nel centro islamico di via Marano, si è raccolta una settantina di musulmani. Il sociologo Pace: “Periodo intensissimo e difficile che non ammette eccezioni”.
Per almeno 4 mila udinesi la luna nuova di ieri non ha comportato esclusivamente la contemplazione di una notte illuminata dai soli lampioni. Al tramonto di ieri è scattato infatti per i musulmani della città, come per quelli di tutto il mondo, il mese sacro del calendario (lunare) islamico,
“Per 29 e in certi anni 30 giorni consecutivi – ci spiega il sociologo dell’Università di Padova Enzo Pace, autore di saggi come ‘L’Islam in Europa” e “Sociologia dell’Islam” – tutti i fedeli con l’eccezione dei minori, degli anziani e di chi non sta bene in salute sono tenuti alla completa astinenza, dall’alba al tramonto, dal cibo ma anche dal fumo, dalle attività sessuali e, l’atto forse più duro, dal bere”. Una grande prova collettiva in cui i seguaci della seconda religione del pianeta dimostrano la propria sottomissione (il significato del sostantivo “muslim” è “
Fu del resto proprio durante il mese di Ramadan, correva l’anno 624, che il profeta di una religione allora appena sbocciata e il cui nome conoscono tutti – Muhammad – lanciò la sua prima guerra santa, il ‘jihad’. Nel centro islamico “Misericordia e solidarietà”, il più grande dei tre presenti a Udine che sorge in via Marano ma è una propaggine di Borgo Stazione, c’erano una settantina di persone di tutte le provenienze ed età all’ultima delle cinque preghiere quotidiane di ieri che è scattata alle 19.40, segnando il primo rito del mese sacro. Una presenza, spiega il portavoce Mohammed Hassani, “piu contenuta rispetto a quella che si registra alla cerimonia del venerdì quando c’è quella che noi chiamiamo Jumu’a”, la preghiera congregazionale. Quando chiediamo al bengalese Aminul Islam se sia pronto ai sacrifici che lo attendono per un mese intero, la risposta è che “lo facevo sin da quando ero ragazzino e vivevo a Dacca e lo rifarò anche quest’anno qui a Udine come faccio da 35 anni”.
Malgrado la sfida con il proprio stesso corpo, questo mese porta con sé anche la gioia delle cene collettive di “rottura del digiuno” che vedono molti immigrati recarsi in uno dei kebab presenti in zona stazione dove va per la maggiore anche la pizza al kebab stesso. Ma nelle botteghe come quella del barbiere Rachid di via Battistig si raccolgono le offerte per tutte e le tre moschee cittadine che usano quel denaro per preparare pasti per le persone sole.
Marco Orioles