Il Punto di Marco Orioles sulle difficoltà di Huawei in Europa dopo l’offensiva lanciata dagli Stati Uniti contro il colosso cinese
L’allarme americano su Huawei, accusata di essere il cavallo di Troia del Partito Comunista Cinese per effettuare uno spionaggio di massa a nostra insaputa, sta contagiando i governi e i mercati europei, dove si sta diffondendo a macchia d’olio la medesima preoccupazione e si sta valutando l’extrema ratio di escludere la tecnologia del colosso cinese non solo dalle attuali reti, ma anche dagli appalti e dalle commesse per realizzare il 5G.
Se dagli attuali mormorii si passasse ai fatti, il danno sarebbe irreparabile per Huawei, che realizza il 27% dei suoi affari, valutati in 90 miliardi di dollari l’anno, nella regione che comprende Europa, Africa e Medio Oriente. La possibilità che le compagnie di Tlc del Vecchio Continente si pieghino ai diktat americani rappresenta inoltre per loro una sfida economica di non poco conto, considerati i prezzi altamente competitivi degli apparati Huawei che sono peraltro già incorporati nelle infrastrutture 3G e 4G già in uso e dunque di difficile sostituzione con i prodotti della concorrenza.
Ciononostante, sono sempre più numerose le voci in seno alle autorità europee e ai vertici delle compagnie di telecomunicazione che dichiarano di nutrire diffidenza nei confronti di Huawei e che stanno valutando di imporre un bando, piegandosi non solo alle ragioni cogenti dell’alleanza con gli Stati Uniti ma anche compiendo una scelta fatta in nome di questioni di sicurezza che, considerata la futura centralità delle reti 5G nelle attività pubbliche e private e nella vita quotidiana di centinaia di milioni di cittadini, assumono una rilevante dimensione strategica.
QUANDO E COME NASCONO LE MIRE DEGLI STATI UNITI CONTRO HUAWEI
È dal 2012 che Huawei è oggetto del boicottaggio statunitense, dopo che un rapporto della Commissione Intelligence della Camera dei Rappresentanti stabilì che la compagnia poneva problemi di sicurezza e raccomandò al settore pubblico e alle compagnie private di non effettuare più acquisizioni della sua tecnologia. Sei anni dopo, il monito Usa ha attraversato l’oceano e sta interrogando governi e aziende europee, che stanno valutando il da farsi e, in molti casi, sono pronti a compiere scelte in sintonia con quelle dell’alleato a strisce.
ERICSSON, NOKIA E CISCO GONGOLANO PER LE DIFFICOLTA’ DI HUAWEI
La settimana scorsa, Deutsche Telekom ha dichiarato che “prende molto sul serio la discussione globale sulla sicurezza degli elementi di rete dei produttori cinesi”, precisando di essere in procinto di “rivalutare la nostra strategia di procurement”. La compagnia tedesca fa sapere che, per le sue reti, ricorre alla tecnologia messa a disposizione di diverse aziende, che oltre a Huawei comprendono Ericsson, Nokia e Cisco: precisazione che lascia intuire come, in caso di specifiche direttive da parte del governo, DT avrebbe delle alternative a sua disposizione.
CHE COSA STA SUCCEDENDO A HUAWEI IN GERMANIA
Se scegliesse di conformarsi all’attuale temperie, DT compirebbe comunque una scelta non priva di una sua drammaticità, considerato che fino ad oggi – come spiega Thorsten Benner, direttore del Global Public Policy di Berlino – l’azienda è stata una delle principali “cheerleader” di Huawei in Europa. Bisogna considerare, inoltre, che ogni disposizione da parte della Germania avrebbe necessariamente delle ricadute in tutti quei Paesi, come Ungheria, Slovacchia e Ungheria, che sono integrati nella supply chain tedesca. “Si sveglieranno tutti”, afferma Benner”, “se la Germania prende una decisione”.
COME LA GRAN BRETAGNA SI STA CHIUDENDO CONTRO HUAWEI
Chi sembra saldamente avviato nella direzione della chiusura ad Huawei è la Gran Bretagna. Lo dimostrano chiaramente le dichiarazioni, destinate ad avere il loro peso, di Alex Younger, direttore del MI6, i servizi segreti di sua maestà. In un discorso pronunciato qualche giorno fa e riportato da alcuni media locali, Younger ha spiegato che la Gran Bretagna è chiamata urgentemente a “decidere la misura in cui saremo a nostro agio con la proprietà cinese di queste tecnologie”. L’avvertimento di Younger arriva proprio mentre British Telecom ha deciso di rimuovere gli apparati Huawei da parti delle reti 3G e 4G in funzione nel paese, provvedimento che si applicherà anche alla tecnologia 5G.
LE NOVITA’ DALLA NORVEGIA E DAL BELGIO
Anche la Norvegia sembra prendere molto sul serio il caso Huawei: il ministero delle telecomunicazioni ha reso noto che sta considerando di introdurre dei requisiti stringenti per gli operatori di rete, anche se non è stato cristallino a tal proposito. In Belgio, invece, sembra esserci maggiore determinazione: l’agenzia nazionale di cybersecurity sta valutando un bando totale di Huawei. Frattanto, l’analoga agenzia della Repubblica Ceca ha ammonito che i prodotti Huawei e quelli di un’altra compagnia cinese nell’occhio del ciclone, ZTE, pongono “una minaccia alla sicurezza”; tutto ciò mentre, a Praga, il primo ministro ha proibito, martedì scorso, agli uffici del governo di usare i telefoni cellulari prodotti da Huawei.
LA FRANCIA VERSO L’ADEGUAMENTO AL DIKTAT USA CONTRO HUAWEI
Pure la Francia sembra orientata a conformarsi alle direttive statunitensi. Dopo aver ricevuto “messaggi di prudenza” dal governo, il CEO di Orange, Stephane Richard, ha dichiarato la settimana corsa che l’azienda escluderà la tecnologia Huawei dalle parti più sensibili delle sue reti. Significative le parole con cui Richard ha motivato la mossa: “Sono cinesi. Hanno collegamenti con l’esercito cinese, così ci sono spie, perciò non possiamo permettere loro di toccare le nostre attrezzature”.
I TRAMBUSTI PER SOSTITUIRE HUAWEI
Se si trasformeranno in politiche, questi orientamenti avranno comunque delle ricadute non indifferenti sulle strategie delle aziende del Vecchio Continente. “Non è che ci sono alternative più economiche” ad Huawei, spiega infatti Paul Triolo, di Eurasia Group, evidenziando il primo problema con cui dovranno misurarsi le compagnie che volessero rinunciare alla tecnologia cinese. E non è solo una questione economica. “Ericsson e Nokia”, aggiunge Triolo, “non producono l’intero spettro” delle attrezzature di rete. Oltre ad essere più costosa, la concorrenza non è dunque sufficientemente equipaggiata per consentire alle aziende di tlc di fare tranquillamente a meno degli apparati Huawei.
LO SCENARIO
Un grande dilemma si pone dunque ai governi e alle compagnie di tlc europee: obbedire agli imperativi della sicurezza così come delineati dagli Stati Uniti, o continuare ad affidarsi ad un’azienda che, a detta di molti, potrebbe metterla seriamente a repentaglio. Nel prossimo futuro sapremo non solo quale direzione l’Europa deciderà di seguire nello sviluppo di un settore chiave, ma anche quanto sia solido l’asse transatlantico.