Quale sia, tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, il candidato preferito da Putin lo sappiamo bene. Le Pen ha mostrato coerentemente amicizia nei confronti della Russia, contestando le sanzioni che l’hanno colpita dopo l’invasione della Crimea e approvandone l’intervento militare in Siria. Per questo motivo, come rivela il New York Times oggi, il Cremlino avrebbe ricambiato il favore con una “campagna” in favore di Le Pen realizzata in due modalità: un’offensiva “visibile”, a colpi di fake news contro Macron sui media Russia Today e Sputnik, e una “invisibile”, condotta attraverso cyber attacchi al comitato elettorale del candidato di En Marche!
Una compagnia di cybersecurity, Trend Micro, ha scoperto che il 15 marzo lo stesso gruppo hacker russo che fu responsabile dell’attacco al comitato elettorale di Hillary Clinton, Fancy Bear, ha lanciato un attacco “phishing” finalizzato a carpire le password degli account email dei responsabili della campagna elettorale di Macron. Un attacco sofisticato, realizzato tramite email spedite ai funzionari che contenevano link a siti registrati dal gruppo dal nome (onedrive-en-marche.fr) molto simile a quello del sito web di En Marche! L’obiettivo era ingannare i funzionari, inducendoli a cliccare sul link e a fornire la propria password, in modo da guadagnare l’accesso alla corrispondenza privata del candidato di En Marche! e dei suoi collaboratori, per ricavarne degli utili “kompromat” con cui colpire il favorito all’Eliseo.
I protagonisti, e lo schema adottato, sono dunque gli stessi del famoso attacco al comitato elettorale della candidata democratica alle presidenziali Usa 2016, Hillary Clinton. Con una differenza: se l’anno scorso il capo della campagna elettorale di Clinton, John Podesta, cadde nel tranello, i responsabili di En Marche! sono stati più accorti, evitando di fornire le proprie credenziali nonostante i siti a cui erano indirizzati tramite le email di Fancy Bear fossero molto simili a quello di En Marche!
Interrogato sulla vicenda, il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha dichiarato l’assoluta estraneità dal Cremlino, sostenendo che il caso “ricorda le accuse che vennero da Washington” quando scoppiò il Russiagate, accuse che la Russia ritiene infondate. Ma nessuno, in Europa, può prendere sotto gamba le manovre russe. Poche settimane fa, fu il Partito Popolare Europeo a lanciare l’allarme, sostenendo che Mosca mira a condizionare i processi elettorali europei, a partire da quelli dei due Paesi motore dell’UE, la Francia per l’appunto e poi la Germania, che andrà al voto il prossimo settembre. L’ipotesi del PPE è che il Cremlino si stia adoperando per sostenere le forze populiste del Vecchio Continente, ossia quelle che più di altri hanno una posizione antieuropea e antiglobalizzazione, e che dunque condividono in buona sostanza le priorità russe, volte a destabilizzare e indebolire l’ordine politico, militare ed economico dell’Occidente, a tutto vantaggio dell’agenda revisionista del Cremlino.
La domanda che sorge spontanea, a questo punto, è semplice: Zar Vladimir lancerà le sue cibertruppe all’attacco delle prossime elezioni italiane, sostenendo quei movimenti come Movimento 5 Stelle e Lega Nord che, in caso di ascesa al governo, lo compiacerebbero assai?