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Sul palcoscenico degli Europei va in scena anche la politica

Pubblicato il 23/06/2021 - Il Piccolo

C’è voluto poco perché gli Europei di calcio si trasformassero in palcoscenico da cui lanciare messaggi a sfondo sociale e politico. Questo è certamente il caso di Neuer, lo storico portiere del Bayern e della nazionale tedesca che in occasioni delle gare con Francia e Portogallo ha indossato al posto della fascia di capitano una fascia arcobaleno come segno evidente di vicinanza al mondo Lgbt. La vicenda è finita sul tavolo della commissione disciplinare Uefa che sul piano formale interdisce qualsiasi segno o gesto a carattere politico ma che stavolta non ha preso alcun provvedimento riconoscendo la bontà della causa portata avanti dal giocatore. Decisamente  eclatante è stata poi la scelta della squadra del Galles i cui giocatori, prima del calcio di inizio si sono inginocchiati emulando gli atleti americani che fanno altrettanto aderendo alla battaglia del movimento Black Lives Matter. Un autentico calcio al razzismo che ha finito per contagiare cinque azzurri – Belotti, Bernardeschi, Emerson, Pessina e ToloI – con gli altri sei in campo che si sono limitati ad applaudire. In questo caso il gesto non ha comportato alcun rischio di sanzione, dal momento che l’Uefa aveva accordato il suo beneplacito. Se i casi di cui abbiamo parlato sono accomunati dalla volontà di promuovere diversità e tolleranza, a Euro 2020 si è assistito anche a una strumentalizzazione politica ben differente dello sport. È quello che ha fatto il premier magiaro Victor Orbán decidendo, contrariamente alla prudenza degli altri Paesi, di usare tutta la capienza della Puskas Arena: questo è il modo plateale con cui Orbán ha voluto rifarsi delle critiche ricevute durante la pandemia e di mostrare all’Europa e al mondo come il suo Paese la stia combattendo con successo. Ma poiché il leader ungherese ha anche fatto approvare recentemente una legge che introduce severe discriminazioni nei confronti della comunità Lgbt, ecco che a Euro 2020 c’è chi ha pensato di recapitargli per tutta risposta un messaggio di palese dissenso: il sindaco di Monaco Dieter Reiter ha chiesto all’Uefa l’assenso a illuminare con i colori della bandiera arcobaleno l’Allianz Arena in occasione della partita Germania – Ungheria. Euro 2020 sta dunque dimostrando come in occasione delle grandi competizioni internazionali nella barriera tra sport e politica, normalmente sigillata, tendono ad aprirsi dei varchi per iniziative a carattere simbolico che toccano i nervi scoperti della società. Come dimenticare Il pugno chiuso e i guanti neri esibiti dai velocisti afroamericani Tommie Smith e John Carlos sul podio delle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968 la cui foto è entrata di diritto tra i simboli del Novecento? O, per restare agli esempi di casa nostra, la coraggiosa testimonianza dei tennisti Adriano Panatta e Paolo Bertolucci che alla finale di Coppa Davis disputata a Santiago del Cile sotto la dittatura di Pinochet, indossarono due vistose magliette rosse. Per quanto ci si sforzi di tenere lo sport a distanza dalla politica, i confini si rivelano labili e permeabili.

 

EuropaIl Piccolo
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