In Borgo stazione la presenza di stranieri si aggira attorno al 36 per cento. Ciò significa che un abitante su tre non è cittadino italiano. Ciò rappresenta straordinarie opportunità, ma può comportare anche rilevanti problematiche. Non è automatico che si crei un amalgama. Ma io credo che Udine, grazie all’immigrazione, sia diventata migliore. L’immigrazione ci ha insegnato a essere più umili. Ci ha fatto capire che esistono altre civiltà, altri sistemi sociali e di valori». Con queste parole ieri pomeriggio il sociologo Marco Orioles ha presentato, nella sede della Cisl, il suo ultimo libro “Il mio vicino è bangla – Tutto quello che c’è da sapere sull’immigrazione a Udine”. L’autore ha dialogato con la segretaria Cisl Fvg Renata della Ricca (che ha curato anche la prefazione del volume), il segretario generale del medesimo sindacato regionale Alberto Monticco e l’assessore comunale Rosi Toffano. Hanno dato il loro contributo al dibattito – che è stato moderato dal direttore del Messaggero Veneto Paolo Mosanghini – anche l’imam del Centro misericordia e solidarietà di Udine Mohammad Hajib, il presidente dell’associazione “Latinos di tutto il mondo” Saul Solorzano, il rappresentante dell’associazione ghanesi in Fvg Kofi Bonsu e il presidente dell’Anolf Fvg Ahmed Faghi Elmi. «Negli ultimi trent’anni – ha sottolineato ancora Orioles -, in Borgo stazione non è successo quasi niente, eccetto piccoli episodi di cronaca, banali se rapportati all’onda impetuosa dell’immigrazione che ci ha travolto. Ricordiamo, infatti, che nel 1990 a Udine risiedevano appena 645 cittadini stranieri, con un’incidenza sul totale della popolazione inferiore all’1%. Nel 2013 si è arrivati al picco di 14.452 (con un più duemila per cento). Le presenze poi si sono stabilizzate su un ordine di grandezza che attualmente vede un residente straniero ogni sette abitanti. Per cui – prosegue lo studioso – dobbiamo ringraziare questa città che ha saputo accogliere con il sorriso un sacco di persone che sono arrivate da 180 paesi diversi e hanno trovato a Udine e in Borgo in stazione in particolare, la loro casa, un posto dove pregare e vivere sereni». Secondo Orioles, il fenomeno dell’immigrazione a Udine e in Borgo stazione si potrebbe anche riassumere in un’immagine, «quella di un bar gestito da un mio amico che comunica con persone provenienti da tutte le parti del mondo e lo fa in italiano. Ed è lì che mi sono reso conto del fatto molti stranieri adesso sanno anche un po’ di friulano. Insomma, secondo me qui in città l’immigrazione e l’integrazione sono avvenute con enorme successo». Della Ricca ha poi sottolineato il fatto che la formazione gioca un ruolo fondamentale sulla partita dell’integrazione: «Andrebbero potenziati i corsi di formazione. È indispensabile che, anche attraverso l’apprendimento della lingua italiana, tutti conoscano diritti e doveri. Inoltre, bisogna puntare all’inserimento nel mondo del lavoro con impieghi dignitosi e con buste paga vere e non con forme anomale che spesso sfociano nel caporalato, un fenomeno su cui stiamo vigilando. Un fenomeno che purtroppo è presente anche a Udine, soprattutto nel settore dell’agricoltura».
Anna Rosso