Si è aperta una settimana decisiva per la crisi ucraina. Dall’America è in partenza una folta delegazione dell’Amministrazione Biden, guidata dal vicesegretario di Stato Wendy Sherman, che si confronterà lunedì a Ginevra con una delegazione russa capitanata dal viceministro Sergej Ryabkov. Sarà il primo giro di colloqui di una sequenza che comprenderà una sessione del Consiglio Nato – Russia in programma mercoledì a Bruxelles e che sarà coronata da un meeting dell’OSCE. Saranno tutte occasioni per tentare di sbloccare una situazione tesissima che vede ancora schierate a pochi passi dal confine ucraino decine di migliaia di soldati russi, pronti, come si teme negli Usa e in Europa, a una nuova invasione dell’Ucraina. Le condizioni poste da Mosca per ritirare le truppe sono già state formulate più volte anche dallo stesso Putin, che pretende la fine dell’allargamento della Nato ad Est e una sostanziale smilitarizzazione dei Paesi dell’Alleanza Atlantica prossimi al confine russo. Si tratta ovviamente di richieste irricevibili che ben illustrano la complessità di un negoziato che vede clamorosamente ai margini quei Paesi europei che più di tutti sono interessati ad una risoluzione pacifica della controversia. Sebbene il governo Usa abbia tenuto fitte consultazioni con gli alleati, che saranno poi coinvolti direttamente nel duplice colloquio di Bruxelles, appare chiaro che i protagonisti in campo sono solo le due superpotenze. Questo d’altra parte è proprio l’auspicio di Putin che mira a dialogare da pari a pari con gli Usa approfittando dell’oggettiva debolezza dell’interlocutore europeo che anche in questa circostanza si presenta diviso. È dunque un paradosso che a discutere di pace e di guerra in Europa siano due potenze esterne, a ennesima dimostrazione di come la politica estera comune dell’Ue sia solo una chimera. Sarà Biden e non Macron o Scholz a tentare di sbrogliare la matassa ucraina. All’Europa non resta che sperare che gli interessi propri e quelli dell’America siano il più possibile coincidenti e che l’Amministrazione Biden si ponga se non altro il problema di consultarla prima di assumere impegni vincolanti con la Russia. Da questo punto di vista gli americani sono stati fin qui prodighi di gesti di attenzione e di rassicurazioni nei confronti degli europei. Ma questo non può essere per nulla considerato all’altezza delle potenzialità e del rango di un’istituzione come l’Ue che aspira a giocare un ruolo di primo piano nelle vicende del continente e in quelle mondiali. A causa della riluttanza a far decollare sul serio l’Europa della difesa e della sicurezza comune, siamo ancora una volta costretti a giocare a bordocampo nonostante siano in ballo interessi vitali di cui l’energia è solo l’esempio più lampante. Inoltre, in un frustrante dejà vu, ci si ritrova costretti a subappaltare agli Usa quelle capacità decisionali che l’Ue dovrebbe detenere in modo autonomo. Sperando che il negoziato sull’Ucraina si concluda in modo positivo, c’è da chiedersi se l’Europa possa trarne spunto per diventare finalmente adulta.
Spiragli diplomatici per la crisi ucraina