È lo scenario del blitz antiterrorismo “JWeb”, condotto nella mattinata del 12 novembre, dai carabinieri del Ros con le autorità giudiziarie e di polizia di Gran Bretagna, Norvegia e Finlandia. In carcere sono finite 17 persone: sedici curdi iracheni e un kosovaro, indagati per associazione con finalità di terrorismo internazionale. Sette degli arresti sono stati eseguiti in Italia, tra Merano e Bolzano. In particolare, questa cellula era dedita al reclutamento e alla radicalizzazione di militanti attraverso internet.
Fattori di attrazione. Marco Orioles, un sociologo di Udine, studioso di immigrazione e Islam in Europa, sta scrivendo il suo terzo saggio sull’effetto-calamita di queste ideologie estreme verso le nuove generazioni. Ci spiega: “Esistono dei fattori che allontano i nostri giovani autoctoni, europei e occidentali, dalla società in cui sono cresciuti: il senso di difficoltà, di fallimento, la sproporzione fra le loro aspirazioni e quello che ottengono. E poi un ambiente economico che non li valorizza per quello che sono o hanno studiato”. A questi, si aggiungono dei fattori che attraggono i nostri ragazzi a gettarsi fra le braccia dell’estremismo e della violenza sanguinaria: “L’Is propone loro il mito della società perfetta, utopica: un regno fastoso, dove a governare c’è Allah. E tu puoi combattere per ottenerlo. Il mito di Rambo. Quale giovane ventenne di fronte a una vita di stenti non preferirebbe i combattimenti, capelli al vento e selfie sui campi di battaglia?”, dice il sociologo.
Un’avventura facilissima. Orioles ci spiega che i ragazzi sono esposti anche a elementi di facilitazione: “Un ragazzo che vuol raggiungere questa terra promessa dove regna l’Is viene aiutato fin nel viaggio. Oggi si trovano voli low cost verso la Turchia. E loro ti spiegano tutto: ti vengono a prendere in aeroporto e ti dicono come e dove attraversare il confine. E’ un’avventura facilissima”. Il ragazzo o la ragazza la può cominciare benissimo da casa sua, davanti a un pc. “Se il terrorismo jihadista ha raggiunto le proporzioni di oggi, lo si deve a quello che i sociologi chiamano “Sceicco Google”: sermoni caricati su youtube, condivisi, twittati. Il canale privilegiato per la propaganda e il reclutamento”.
I numeri. I rischi di arruolamento esistono anche nel nostro paese, altrimenti non si spiegherebbe l’alta attenzione delle agenzie di intelligence dei diversi paesi europei alla minaccia terroristica di stampo jihadista e lo sviluppo di programmi per individuarla e arginarla. Le cifre sono molto alte. Secondo le ultime stime, si parla di 17mila foreign fighter, cioè combattenti stranieri in Iraq e in Siria, nelle aree in cui si estende l’autoproclamato Stato Islamico. Circa 1900 arriverebbero dall’Europa Occidentale: 700 dalla Francia, 340 circa dalla Gran Bretagna. Il nostro governo sospetta di 90 “combattenti” italiani.
I segnali. Come accorgersi, a questo punto? “Da genitore comincerei a preoccuparmi se mio figlio stesse 12 ore davanti al pc, chiuso in camera sua. Sappiamo che c’è un’ossessione, una chiusura nel mondo virtuale dove purtroppo fluttua di tutto. Internet viene riempito con costanza ossessiva di materiali propagandistici, rivolti a noi, perfino già tradotti”, dice Marco Orioles. E se un ragazzo cominciasse a frequentare una moschea? “Non si può fare un’associazione automatica. Tuttavia ci sono elementi che ci possono mettere in allerta: un riscaldamento improvviso del sentimento religioso, per esempio. Che si abbina a un mutamento nell’abbigliamento: barbe che crescono o veli che coprono i capelli prendono il sopravvento sui tradizionali o moderni abbigliamenti da occidentali”.