Sono tempi duri per i migranti. Il caso dei fratellini afghani venduti e spediti a Trieste con la destinazione scritta sulle braccia la dice lunga sulle condizioni estreme che queste persone sono costrette a vivere, letteralmente, sulla propria pelle. È un episodio che fa rabbrividire ed interroga la nostra coscienza. Peccato che nel mondo sembrino prevalere ben altri sentimenti. Da un capo all’altro del pianeta, le forze politiche fanno a gara a chi meglio prende di mira i migranti. Trieste ha appena fatto la conoscenza della Befana “sovranista”: balocchi per i bimbi sfortunati, purché italiani. Negli Stati Uniti, frattanto, il capo della Casa Bianca si è chiesto per quale ragione l’America debba accogliere cittadini provenienti da quei “cessi” di Paesi. E l’Europa, purtroppo, non è messa meglio. Basta chiedere ad Angela Merkel, il cui partito è uscito azzoppato alle urne lo scorso settembre a causa dell’exploit elettorale di una forza xenofoba, Alternativa per la Germania, che ha reso accidentata la formazione di un nuovo governo. L’Austria, frattanto, ha tenuto a battesimo il governo nero-blu i cui portafogli degli Interni, Difesa ed Esteri sono andati all’FPÖ, formazione di ultra-destra che promette di allineare Vienna al gruppo anti-migranti di Visegrad che tanto filo da torcere sta dando in Europa a quei Paesi come l’Italia che auspicano una maggiore solidarietà intra-continentale. È su questo sfondo cupo che si staglia l’ultimo segnale inquietante, provenuto purtroppo dal Belpaese. Parlando ai microfoni di Radio Padania, il candidato alla Regione Lombardia Attilio Fontana non ha avuto scrupoli a ricorrere all’espressione “razza bianca” per inquadrare quella che, a suo avviso, è una minaccia esistenziale per il nostro Paese: la “sostituzione etnica”, ovvero la cancellazione del popolo e della cultura italiani a mezzo immigrazione. Un’uscita davvero infelice, che rispolvera un concetto e un lessico che speravamo fossero tramontati definitivamente insieme alla stagione funesta del razzismo della prima metà del XX secolo. E invece no: quel retaggio, con tutto il suo corredo di teorie biologiche e suprematistiche, è evidentemente rimasto latente, per risgorgare in superficie all’affacciarsi della crisi migratoria di questi ultimi anni. Una crisi che, anziché far scaturire le migliori energie spirituali del paese, che in tempi difficili sa dare solitamente il meglio di sé, ha diviso fatalmente gli italiani. L’ondata migratoria esplosa nel 2015 ha creato una tensione che fatica a riassorbirsi, nonostante la consistente diminuzione dei flussi registratasi negli ultimi mesi. Abbiamo capito che la campagna elettorale in corso ruoterà, anche se non soprattutto, intorno all’asse aperto/chiuso: di qua coloro che ritengono che gli immigrati non costituiscano un pericolo esiziale per la nostra civiltà; dall’altra parte coloro che, al contrario, denunciano la presunta invasione di alieni che mettono a repentaglio le fondamenta demografiche e culturali dell’Italia. È una disfida che è andata in onda, con gli stessi crismi, in Francia la scorsa primavera, dove a contendersi la presidenza della Repubblica sono stati un candidato centrista, Emmanuel Macron, ammantatosi della bandiera dell’Europa a simboleggiare un programma incentrato sull’apertura alle forze della globalizzazione, e dall’altro un leader politico, Marine Le Pen, che ha puntato tutte le sue carte sul ripiego entro i confini, all’insegna della difesa della sovranità nazionale da quelle stesse forze che il suo avversario ritiene benigne. Sappiamo naturalmente chi abbia avuto la meglio Oltralpe. Ma non possiamo dirci altrettanto speranzosi per le elezioni del prossimo 4 marzo. La semina xenofoba è andata troppo a fondo perché non porti il suo frutto avvelenato nelle istituzioni che si formeranno a seguito del voto. Non possiamo escludere, naturalmente, un atto di orgoglio da parte degli italiani, che potrebbero snobbare programmi che minacciano di rimettere indietro l’orologio della storia. Qualora, invece, le forze sovraniste dovessero prevalere – e i sondaggi ci dicono che hanno il vento in poppa – sarà interessante vedere se e in che modo si accorderanno per difendere la razza bianca dall’orda straniera.
Quelle lettere sulla pelle
Pubblicato il 17/01/2018 - Il Piccolo
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