La provincia di Pordenone ha il primato regionale per quanto riguarda la presenza di islamici. E’ quanto emerso dal nuovo libro del professor Bruno Tellia dell’università di Udine, che sarà presentato oggi. Sommando il numero dei fedeli di tutti centri islamici della regione, si può vedere come il 50 per cento abbondante sia nel Pordenonese: tra i 3 e i 4 mila secondo Tellia.
I dati provengono dal volume ‘Immigrati e religioni. Il nuovo pluralismo delle fedi in Friuli Venezia Giulia”, curato da Bruno Tellia ed edito da Aracne, con contributi di Elisa Filipputti, Marco Orioles, lo stesso Tellia e Anastasiya Zayakhanova. Il libro sarà presentato oggi alle 17 nella sala Convegni di palazzo Antonini, in via Petracco 8 a Udine. Nell’analisi del ‘caso” Friuli Venezia Giulia, in particolare, i ricercatori hanno contattato 44 comunità religiose distribuite nelle quattro province ed è stato costruito un medaglione descrittivo che riporta anche le attività svolte e i problemi incontrati (in regione gli immigrati costituiscono l’8% della popolazione).
Scendendo nel dettaglio, il libro stima in 3-4 mila il numero di fedeli che gravita attorno all’associazione culturale islamica di Pordenone. Numeri notevoli se si confrontano con quelli della comunità islamica del Friuli, con sede a Udine, che ha solo un centinaio di fedeli, più i 700 del più recente centro culturale Salam. Un migliaio i mussulmani di Trieste, suddivisi in quattro gruppi, e oltre 200 a Gorizia. Come dire che un musulmano ‘regionale” su due risiede in provincia di Pordenone.
Passando ai gruppi cattolici non italiani, spiccano i 200-300 fedeli della comunità rumena di Cordenons, numero simile a quello della comunità greco-cattolica ucraina, mentre come noto a Porcia c’è una fervida comunità polacca. Ci sono poi cattolici di origine africana e albanese.
Un centinaio circa invece gli ortodossi rumeni. Tra i protestanti, sono ben 3 mila i fedeli della chiesa evangelica battista di Pordenone, e a seguire i pentecostali pordenonesi, gli evangelici di Fontanafredda e i pentecostali ghanesi.
Infine le religioni orientali, con il migliaio di fedeli sikh della zona di Pasiano di Pordenone. «L’immigrazione – ha spiegato Tellia – modifica il quadro religioso dell’Italia, alimenta la crescita di religioni non cristiane, modifica i rapporti fra le varie confessioni cristiane, costringe la Chiesa cattolica a confrontarsi con persone che vivono la medesima fede con sensibilità diverse».
Davide Francescutti