La fragile tregua tra il governo siriano e i ribelli asserragliati nelle ultime ridotte di Idlib e Hama è a rischio. Damasco e il suo alleato russo accusano le opposizioni armate di aver condotto sabato notte un attacco a base di gas nella città di Aleppo. Nei comunicati diffusi qualche ora dopo i fatti, l’agenzia di stampa governativa Sana ha mostrato le immagini dei soccorsi e del personale sanitario che trasportava sulle barelle le vittime con le maschere d’ossigeno. Più tardi, la stessa agenzia ha reso nota la presunta matrice dell’attacco: “Gruppi terroristi posizionati nelle campagne di Aleppo” avrebbero lanciato su Aleppo colpi di mortaio contenenti una sostanza chimica non meglio identificata.
Il bilancio, secondo Sana, sarebbe di 107 persone, tra cui alcuni bambini, ricoverati d’urgenza e trattati per sintomi associati all’aggressione da sostanze chimiche. Il direttore generale di medicina forense Zaher Hajo ha dichiarato all’Associated Press che gran parte delle vittime è stata dimessa poche ore dopo, mentre quindici persone rimangono sotto osservazione. Non ci sarebbero dunque morti, conferma l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, che offre però numeri diversi: 94 le persone ricoverate e 31 quelle trattenute nei nosocomi.
Per il portavoce dell’esercito russo in Siria, generale Igor Konashenkov, l’agente chimico in questione sarebbe il famigerato cloro, che più volte ha fatto capolino nella guerra civile siriana. “Alla luce dei dati preliminari”, ha dichiarato il portavoce, “e in particolare dei sintomi mostrati dalle vittime, i proiettili con cui sono state bombardate le aree residenziali di Aleppo erano carichi di cloro”. La valutazione preliminare di Konashenkov trova una sostanziale conferma nelle parole del capo del sindacato dei medici di Aleppo, Taher Batal, che a Reuters ha spiegato che “sospettiamo che sia cloro e abbiamo trattato i pazienti sulla base di questa (valutazione e) a causa dei sintomi”.
Si leva alta l’ira del governo di Bashar al-Assad. Il ministero degli Esteri ha sollecitato il Consiglio di Sicurezza Onu a condannare e punire “questi crimini terroristici”. Ma i diretti interessati negano. Abdel-Salam Abdel-Razak, esponente del gruppo ribelle Nour el-Din al-Zinki, sostiene che le accuse siano ridicole, in quanto le opposizioni non detengono arsenali chimici né possiedono il know how necessario. “Il regime criminale” di Damasco, accusa Abdel-Razak, “sotto le istruzioni russe, sta cercando di accusare i ribelli di usare sostanze tossiche ad Aleppo. Questa è una pura menzogna”. Di “maliziosa sciarada” messa in piedi da Damasco parla Abu Omar, portavoce della fazione Failaq al-Sham, per il quale il governo centrale sta cercando un pretesto per attaccare le città controllate dai ribelli.
Nel mentre chiedeva un intervento urgente dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW), che attraverso il suo direttore generale Fernando Arias ha manifestato l’intenzione di intervenire con i suoi ispettori, il regime siriano è passato ai fatti. Jet di Damasco e Mosca sono entrati in azione domenica colpendo postazioni ribelli. L’attacco è stato confermato da Konashenkov, il portavoce delle forze armate russe. “Gli aerei delle Forze di Difesa Aerospaziale della Russia”, ha dichiarato il portavoce, “hanno eseguito degli strike sulle posizioni dei terroristi nell’area da cui è stato condotto il bombardamento dei civili di Aleppo con munizioni chimiche”. Nei loro comunicati, l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani e l’agenzia Thiqa News hanno reso noto che gli strike hanno colpito il distretto di Rashideen nella periferia occidentale di Aleppo e il villaggio di Khan Touman nella zona sud della città. Secondo l’agenzia Sana, sarebbero state “inflitte severe perdite tra i terroristi”.
Poiché nella nebbia della guerra civile siriana è difficile discernere una fake news da una notizia verificata, sarà il caso di attendere il responso dell’indagine dell’OPCW per valutare effettivamente cosa sia successo ad Aleppo. Ciò che è certo è che la tregua tra regime e ribelli, faticosamente raggiunta il 17 settembre grazie alla mediazione di Russia e Turchia, è in bilico.
L’attacco di sabato potrebbe configurarsi come il pretesto perfetto per il regime per lanciare l’offensiva finale su Idlib e Hama. Il gas che ha avvelenato i civili di Aleppo e i susseguenti strike condotti dai jet di Mosca e Damasco spezzano un equilibrio già fragile che nemmeno i suoi sponsor russi e turchi sono più in grado di garantire. Il governo di Mosca e quello di Ankara hanno subito avviato delle consultazioni per scongiurare il peggio. Nei prossimi giorni sapremo se l’incidente di Aleppo è stata davvero la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza di Assad nei confronti di un territorio, e dei suoi occupanti armati, che si ostinano ad opporsi alla definitiva normalizzazione.