Che cosa cambierà per l’Europa con la Cina in caso di vittoria di Biden alle elezioni presidenziali Usa? L’approfondimento del South China Morning Post
Le elezioni presidenziali in America non hanno solo un valore in sé; esse determineranno anche il futuro delle relazioni tra l’America e l’Europa, ma anche il rapporto tra America ed Europa insieme da un lato e Cina dall’altro.
Questo è quanto suggerisce il South China Morning Post in uno dei suoi approfondimenti sulle elezioni americane, in cui il giornale di Hong Kong ha tentato di spiegare quali cambiamenti ci saranno tra le due sponde dell’Atlantico dopo il 3 novembre e come questi cambiamenti incideranno nel rapporto sia dell’America che dell’Europa con la Cina.
Naturalmente, c’è consenso generale sul fatto che una vittoria di Trump significherà altri quattro anni di retorica avversa ai valori transatlantici, lasciando i rapporti tra Washington e Bruxelles ai minimi termini.
GLI SCENARI CON TRUMP E BIDEN
Questo significa che l’Ue si ritroverà isolata nella gestione dei rapporti con Pechino e che quindi cercherà un modus vivendi che permetta alla relazione di decorrere normalmente.
Se invece il 3 novembre alle urne dovesse affermarsi Joe Biden, la musica cambierebbe: tutti gli analisti, ex diplomatici e politologi sentiti dal SCMP sono d’accordo che una vittoria dell’ex vicepresidente aprirebbe alla possibilità di una nuova cooperazione tra Usa e Ue anche per quanto riguarda la gestione del rapporto con la Cina.
PAROLA DI AMBASCIATORE
“Una presidenza Biden si comporterà in modo più intelligente nel trattare con la Cina di quanto abbiamo fatto negli ultimi quattro anni”, è ad esempio la convinzione di Anthony Gardner, ambasciatore Usa nell’Ue ai tempi di Obama.
Molti d’altronde, dalle parti di Bruxelles, si ricordano le parole di elogio che Biden tesse della civiltà europea durante il suo viaggio come vicepresidente a Bruxelles nel 2010.
“Sarà più facile cooperare con l’UE di quanto sia stato possibiLe durante l’attuale amministrazione, anche perché nessuno desiderava fare alcun favore a Donald Trump”, è la convinzione di Gardner per il quale “è ora possibile un momento in cui gli Usa e l’Ue possono effettivamente andare d’accordo su molti temi per quanto riguarda il commercio e la Cina”.
I RAPPORTI CON LA CINA
In superficie, in effetti, i motivi di lamentela degli Usa verso la Cina tendono a coincidere con quelli dell’Ue verso Pechino: mancanza di accesso al mercato, mancanza di un level playing field, scarsa protezione intellettuali.
LE CONVERGENZE USA-UE SULLA CINA
I temi sono talmente simili, osserva il SCMP; che un eventuale negoziato con la Cina tenderebbe fatalmente ad assomigliare a quello incominciato da Washington con Pechino.
David O’Sullivan, che è stato ambasciatore dell’Ue negli Usa fino all’anno scorso, si aspetta un “dialogo più costruttivo su questi temi, tentando di trovare soluzioni che possano andar bene sia agli americani che agli europei”.
LE ESPLORAZIONI DELLA CINA
Pechino ha già intuito queste possibilità all’orizzonte, e ha fatto le sue mosse conseguenti.
Al di là del summit virtuale sugli investimenti in cui il presidente cinese Xi si è potuto confrontare con il gotha dell’Ue, Pechino ha inviato in tour in Europa quest’estate due diplomatici di alto rango – il ministro degli Esteri Wang Yi e il membro del Politburo Yang Jiechi – proprio per sondare il terreno.
LE SOLLECITAZIONI DI BIDEN
Prima di pensare che sarà tutto un idillio, sarà bene ricordare che Julianne Smith, consigliera per gli affari transatlantici e cinesi per Biden, ha scritto un anno fa un saggio sulla rivista Foreign Affairs in cui ha esortato l’Ue ad andare all’attacco insieme agli Usa delle distorsioni di mercato cinese e a mettersi insieme agli Usa per sviluppare insieme un’alternativa alla Belt and Road Initiative.
CHE COSA CAMBIERA’ PER L’EUROPA
Smith ha inoltre invitato gli europei a lavorare con gli americani per “contrastare l’influenza cinese nei loro sistemi politici”.
Come ha concluso O’Sullivan, “ironicamente, agli europei una vittoria di Biden renderà la vita più difficile” perché l’ex n. 2 di Obama “ha intenzione di spingere gli europei in direzioni molto lontane dalla loro comfort zone”.