Dal punto di vista politico, l’anno che si chiude è stato elettrizzante, in un certo senso da brividi. Alle elezioni del 4 marzo si è consumato un clamoroso ribaltone. Il Partito Democratico, forza egemone che ha espresso i tre governi (a guida Letta, Renzi, Gentiloni) che hanno caratterizzato la scorsa legislatura, è uscito sconfitto, travolto dal logorio del potere, dalle divisioni interne, dall’accusa di “buonismo” nei riguardi dell’immigrazione. Accumulando un magro 18% del voto popolare, i Dem escono di scena, relegati all’opposizione, avviati verso una lunga traversata del deserto che sarà scandita da ulteriori colpi di scena, come dimostra la dura battaglia per le primarie che il prossimo marzo, ad un anno dalla batosta, incoroneranno il nuovo segretario. Il quale avrà davanti a sé un difficile compito: riconquistare la fiducia di quella parte consistente del Paese che ha deciso, il 4 marzo, di voltare le spalle al PD e di affidarsi alla Lega di Matteo Salvini e al Movimento 5 Stelle. Due forze che hanno ottenuto un vero e proprio exploit alle urne: la metà degli elettori ha votato o per la Lega, che ha scippato a Forza Italia il ruolo di partito dominante dell’area di centro-destra, o per il M5S, che ha ottenuto da solo un terzo dei consensi. Il paesaggio politico è mutato drasticamente: a dominare la scena ci sono ora istanze, progetti e un’intera narrazione che pongono l’Italia in testa alla grande marcia, avviata in vari punti del mondo, del populismo. Dal 4 marzo, analisti, commentatori e professionisti dell’informazione hanno cercato di sviscerare le ragioni di questo successo. Che, dall’America di Donald Trump, all’Italia gialloverde, al Brasile di Jair Bolsonaro, alla Gran Bretagna della Brexit, ha cambiato il volto della politica. Una politica diretta, disintermediata, fatta di ricette semplici e parole d’ordine magnetiche, di leaderismo esasperato e abbondante e multiforme propaganda. Una macchina da guerra, insomma, che sarà difficile contrastare. I sondaggi, che premiano la Lega, pur penalizzando leggermente gli stellati, dimostrano che questa sarà una stagione lunga. Che l’alta tensione pervaderà il campo della politica per molto tempo. Sarà interessante, in questo senso, l’esito della prima competizione in cui si misureranno i rapporto di forza: le Europee del prossimo maggio. Elezioni in cui il campo populista mira ad organizzarsi per imporre la propria agenda nelle istituzioni di Bruxelles. Una sfida tutta da seguire.
Paesaggio politico: 2018, un anno davvero da brividi
Pubblicato il 28/12/2018 - Il Friuli
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