Operazione integrazione riuscita per i ragazzi stranieri di seconda generazione, che rischiano tuttavia di non andare oltre quanto ottenuto dai loro genitori dal punto di vista dell’inserimento lavorativo. È la conclusione di Marco Orioles, del Dipartimento di scienze sociali dell’Università di Udine, che ha presentato con l’Anolf Cisl la sua ricerca su questo tema. Innanzitutto i numeri: secondo le stime, la seconda generazione di immigrati potrebbe annoverare, in Friuli, da 25 a 30mila persone, il 13 per cento della fascia d’età presa in considerazione, e l’ambito in cui la loro presenza è più evidente è quello della scuola con 15mila studenti, pari all’11,5 per cento della popolazione scolastica: dal 13 per cento della primaria al 12,3 delle medie e al 9,3 delle scuole secondarie superiori, ai quali si aggiungono circa 2.500 studenti universitari suddivisi fra Udine e Trieste. «Le interviste effettuate – spiega Orioles – dimostrano senz’ombra di dubbio che la seconda generazione di migranti si trova molto bene qui, sia per la qualità della vita che per l’accoglienza da parte dei nativi che, infine, per le possibilità di autorealizzazione che questo territorio offre. Per la schiacciante maggioranza dei ragazzi, integrarsi qui significa far propria la cultura locale, senza però rinunciare all’orgoglio delle proprie origini». E poi, ancora, avere amicizie miste, con un «portafoglio» amici assolutamente cosmopolita; apprezzare molto i propri compagni italiani, con i quali sviluppare relazioni paritarie e affettive, fino a innamorarsi di ragazzi e ragazze del posto ed essere pronti al matrimonio con loro. «Possiamo dunque affermare – continua Orioles – che il Friuli Venezia Giulia sta allevando nuovi cittadini nel senso più completo del termine: soggetti assolutamente «biculturali», che vivono questa doppia adesione senza che ciò generi tensioni». Altro aspetto positivo è quello della scolarizzazione, con i minori stranieri che affollano le scuole della nostra regione in misura maggiore di quanto non avvenga in altre parti d’Italia. L’altra faccia della medaglia è però la tendenza della seconda generazione a optare per istituti professionali, enti di formazione professionale e istituti tecnici, snobbando invece la formazione liceale. «Questo significa che molti alunni di origine straniera si stanno sagomando con un profilo professionale di tipo medio-basso. Sussiste il rischio che una parte significativa della seconda generazione sia incanalata verso un futuro occupazionale modesto e che si stia formando nell’offerta di lavoro un nuovo segmento fatto di giovani che vanno a svolgere lavori poco prestigiosi, poco pagati e dal basso status sociale. In altre parole, una parte della seconda generazione finirà per svolgere, e in parte sta già svolgendo, le stesse mansioni dei propri genitori, che si sono accontentati di una integrazione lavorativa subalterna in cambio di un reddito modesto»
Nuovi cittadini, c’è integrazione
Pubblicato il 02/03/2014 - Il Gazzettino
Contenuti Correlati
Iscriviti Alla Newsletter
Iscriviti per ricevere gli articoli e le ultime notizie