I cittadini si dividono dopo l’inaugurazione del centro islamico della comunità bengalese in via della Rosta. Le differenti vedute di Mario Pittoni e Marco Orioles.
UDINE – L’apertura del nuovo centro islamico di via della Rosta, a Udine, fa discutere e, com’era prevedibile, divide. Molti cittadini guardano con scetticismo a questo nuovo luogo di aggregazione della comunità musulmana bengalese, trovando sponda nei movimenti politici come la Lega Nord, altri invece auspicano possa servire per migliorare il processo di integrazione. Due posizioni differenti che emergono dagli interventi del capogruppo del Carroccio in Consiglio comunale, Mario Pittoni, e dal sociologo Marco Orioles.
Le perplessità di Pittoni
«Non si punti il dito contro i cittadini del quartiere che hanno manifestato scarso entusiasmo – afferma Pittoni –. Non si confonda la paura, più che giustificata da quanto quotidianamente riportato dalle cronache, con il razzismo». L’esponente del Carroccio dà qualche numero per motivare la sua posizione: «Che sia in atto un’invasione, pur al momento pacifica (anche se in certe vie cittadine la sera già non c’è da stare tranquilli), lo dicono i numeri: borgo Stazione – precisa – ha ormai il 26% di popolazione straniera. E se, per qualcuno, centri come quello appena inaugurato dai bengalesi sviluppano conoscenza che aiuterebbe a sconfiggere l’ignoranza da cui poi deriverebbe il terrorismo (teoria in verità ancora da dimostrare), certo non tranquillizzano le notizie arrivate proprio dal Bangladesh. A Dacca – sottolinea – un editore è stato massacrato a colpi di coltello da terroristi islamici, mentre poche ore prima un altro era stato gravemente ferito insieme a due scrittori che si trovavano nel suo ufficio. La prima preoccupazione delle comunità islamiche, per sconfiggere la paura nei territori dove cercano accoglienza, dovrebbe quindi essere in ogni occasione utile quella di prendere le distanze in maniera chiara e forte dalla violenza. Il fatto che avvenga di rado – conclude Pittoni – genera le perplessità cui assistiamo».
L’ottimismo di Orioles
Diverso il ragionamento del sociologo Orioles, che vede nell’apertura del centro di preghiera (definito «evento dirompente per la città di Udine») una nuova opportunità per conoscere le dinamiche interne all’islam. «La nuova moschea è la terza, dopo quella di via Marano e via San Rocco, e atterra in un momento storico particolare, con la polemica infinita sulla ‘casbah’ di Udine e il jihadismo che fa notizia un giorno sì e un altro pure. Ma come hanno sottolineato l’assessore Ferico Pirone e don Giancarlo Brianti, presenti alla cerimonia – commenta Orioles – l’associazione ‘I pacifici di Udine’ sin dalla scelta del nome promette di dare un contributo fondamentale alla tessitura di rapporti di amicizia tra immigrati e autoctoni. La scommessa è aperta – sostiene il sociologo –. Un plauso intanto a chi ha lanciato un sasso nello stagno, il presidente dei ‘Pacifici di Udine’, Shahdat Hossain e la comunità bengalese che ha voluto la nascita di questo luogo in una zona simbolica».