Questa rubrica si occupa normalmente di affari esteri. Stavolta però farà un’eccezione, prendendo in esame un provvedimento amministrativo preso nella nostra regione. Ci riferiamo alla decisione del sindaco di Monfalcone Anna Cisint di introdurre un tetto del 45% di presenza straniera nelle scuole d’infanzia del Comune. Una misura presa, si deve dedurre, per tutelare quel 55% di minori autoctoni dalla vicinanza di coetanei non italofoni, situazione che pregiudicherebbe la qualità del servizio. Ma che costringerà, sempre che l’atto non venga impugnato, decine di famiglie immigrate a iscrivere i propri figli in istituti di altri Comuni. La teoria alla base della mossa di Cisint non è nuova: una vecchia circolare del Ministero della Pubblica Istruzione statuiva qualcosa del genere, indicando peraltro un tetto più basso. Ci permettiamo tuttavia di articolare un ragionamento differente. Monfalcone non è una città come le altre: è un laboratorio vivente di convivenza tra diverse etnie, con una presenza straniera che supera il 20%. Una situazione che è scaturita dalla domanda di lavoro espressa dal tessuto produttivo locale, che ruota attorno alla cantieristica. Senza la manodopera straniera, quelle splendide navi sfornate dalla Fincantieri che suscitano tanto orgoglio a livello nazionale non vedrebbero la luce. Ecco, quindi, che quei lavoratori vengono premiati cacciando i loro figli dagli asili comunali, e costringendoli ad un pellegrinaggio che molti di loro non possono permettersi. Domandiamoci ora, senza addentrarci troppo in questioni che non ci competono, quanta fondatezza abbia la teoria secondo cui un numero eccessivo di stranieri tra i banchi pregiudicherebbe gli esiti formativi di tutti i frequentanti. La scuola deve anzitutto insegnare ai suoi allievi ad essere bravi cittadini. A conoscere la società per potervisi meglio muovere, ed ottenere successi e gratificazioni. Siamo sicuri che, schermando i bimbi italiani dalla realtà, si creino cittadini migliori? Che allontanare i compagni di gioco sulla base del dato etnico lanci il messaggio educativo giusto? Il nostro Paese sta cercando risposte alle sfide della società multietnica. Risposte che, se troppo imbevute di politica, possono fare più male che bene. Non ci risulta che nelle metropoli della California, dove i cittadini di pelle bianca sono diventati minoranza, si sia fatto ricorso a simili provvedimenti draconiani. La California, com’è noto, è un luogo all’avanguardia, è la terra dove hanno visto la luce le creature hi-tech che scandiscono la nostra vita quotidiana. Idem dicasi per Monfalcone, le cui navi suscitano l’invidia del mondo. Se il sindaco Cisint prendesse a modello le scuole della California, farebbe un ottimo servizio alla sua città. Ed eviterebbe il rischio di sgradevoli strumentalizzazioni.
Monfalcone sbaglia strada
Pubblicato il 13/07/2018 - Il Friuli
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