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Le regole sono garanzia per tutti. Anche per i musulmani

Pubblicato il 18/11/2016 - Il Friuli

La nostra regione è stata protagonista di un fatto che rischia di fare scuola. Una donna musulmana è stata sanzionata dal tribunale di Pordenone con una maxi-multa per aver tentato di partecipare al consiglio comunale dei ragazzi di San Vito al Tagliamento. La sua colpa? Indossare il niqab, il velo integrale che lascia scoperti solo gli occhi. Il caso di primo acchito non dovrebbe sollevare alcuna polemica. La donna infatti ha chiaramente contravvenuto alla famosa legge Reale, che vieta l’uso di copricapi o di qualsiasi altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona.  La multa è dunque legittima. Ma la donna è rimasta stupefatta dalla condanna, ritendo che fosse legittimo, parole sue, presenziare a quell’evento con le modalità previste dalla sua religione. Il fatto è che il niqab non è affatto prescritto dalla fede islamica, ma costituisce un tratto culturale, oltre che una rivendicazione tutta politica, e soprattutto è divenuto il simbolo di una islamizzazione crescente della nostra società. La verità è che sono ormai numerosi i musulmani di casa nostra che seguono la propria fede in modo intransigente, secondo una mentalità di tipo integralista che si manifesta per l’appunto anche con la scelta di determinati indumenti. In tutta Europa ha fatto in particolare breccia la predicazione salafita, che mescola un rigore soffocante con la coltivazione della società perfetta, che è quella che il profeta Maometto ha fondato quattordici secoli fa in Arabia. Il punto allora è se i musulmani di casa nostra hanno o no il diritto di vivere entro una società separata, dove vigono regole peculiari e distanti da quelle della maggioranza. È ovvio che la libertà di culto non è in discussione, ma qui c’è il gioco la convivenza tra le varie componenti di una società sempre più eterogenea quanto a cultura e tradizioni. Senza un cappello di regole comuni, osservate da tutti, la convivenza è semplicemente impossibile, e questo non vale ovviamente solo per i musulmani. Ma il caso della donna di San Vito fa riflettere perché ha a che fare con un simbolo, il niqab, di rigetto della nostra società, che è una società dove non vi sono problemi a esibire il corpo della donna e quest’ultima è dotata di libertà cui le donne musulmane debbono spesso rinunciare.  Se vogliamo condividere questo fazzoletto di terra in pace, sarà bene ricordarsi che esiste un corpus di leggi, quelle dello Stato, che valgono erga omnes, senza eccezione alcuna. Nessuna religione può eludere il primato civile dello Stato, che è una garanzia per tutti, anche per i musulmani.

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