Siglato a Vienna lo scorso 14 luglio, dopo dodici anni, sembra porre la parola fine a una delle controversie più scottanti dell’era contemporanea. A intervenire, moderati da Stefano Asquini, Isabella De Monte, europarlamentare del Pd, Giorgio Linda, dell’associazione Italia-Israele, Marco Orioles, sociologo dell’ateneo friulano e, via Skype, il giornalista Ahmad Rafat.
UDINE – “L’accordo con l’Iran: prospettive e incognite». È questo il titolo dell’incontro che venerdì 16 ottobre, dalle 17, si svolgerà nella sala Gusmani dell’Università di Udine, in via Petracco, 8. Un evento promosso da Novacivitas assieme al Club UNESCO di Udine e all’associazione Italia-Israele del Friuli. All’incontro interverranno Isabella De Monte, europarlamentare del Pd, Giorgio Linda, dell’associazione Italia-Israele, Marco Orioles, sociologo dell’ateneo friulano e, via Skype, il giornalista Ahmad Rafat. Moderatore Stefano Asquini, presidente di Novacivitas.
Il trionfo della diplomazia
Come preannunciato dal titolo, il tema centrale dell’incontro è l’accordo con l’Iran. Siglato a Vienna lo scorso 14 luglio a conclusione di un negoziato durato dodici anni, il Joint Comprehensive Plan of Action sembra porre la parola fine a una delle controversie più scottanti dell’era contemporanea: il programma nucleare della Repubblica Islamica dell’Iran. Salutata come un trionfo della diplomazia, l’intesa tra la potenza sciita e i paesi del cosiddetto P5+1 (Usa, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna, Germania), con la partecipazione dell’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione Europea, parrebbe togliere di mezzo un incubo: quello di una guerra preventiva che Israele, con l’appoggio degli Stati Uniti e dei paesi sunniti del Golfo, avrebbe lanciato per sciogliere il nodo di un regime intento a dotarsi del mezzo più efficace per centrare due obiettivi proclamati sin dalla sua fondazione: la distruzione dello Stato Ebraico e il conseguimento dell’egemonia regionale.
Ma la risoluzione della crisi porta con sé anche notevoli opportunità economiche
La fine delle sanzioni, che nel fiaccare l’Iran hanno contribuito ad ammorbidirne l’intransigenza, riapre la prospettiva di un fiorente interscambio interrotto da una linea dura cui il Vecchio Continente si è adattato con riluttanza. Il susseguirsi, dopo il 14 luglio, delle visite di Stato a Teheran da parte di leader europei, tra cui il Ministro degli Esteri italiano, palesano la soddisfazione per un ritorno alla normalità foriero di implicazioni positive.
Per alcuni un accordo insoddisfacente
La distensione non convince tuttavia il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e nemmeno il principale attore del negoziato, gli Stati Uniti, dove l’entusiasmo di Obama non è condiviso da chi manifesta delusione per un accordo ritenuto insoddisfacente. Dal Golfo inoltre sopraggiungono segnali che fanno presagire l’aggravarsi delle tensioni settarie che hanno prodotto l’attuale caos mediorientale.