Le riforme sociali del principe ereditario saudita Mohammad bin Salman (Mbs) procedono a tal punto da giustificare l’opinione dell’editorialista del New York Times Thomas Friedman che qualche tempo fa parlò di una “primavera araba” in corso sulle rive del Golfo?
Anche se è prudente sospendere il giudizio, ci sono alcuni fatti innegabili.
Dopo aver messo le briglie alla temibile hisba, la polizia religiosa, aver fatto cadere il tabù delle donne alla guida, aver permesso al pubblico di sesso femminile di accedere agli stadi, il nuovo corso di Mbs passa ora per la riapertura dei cinema.
Erano 35 anni che in Arabia Saudita le sale erano chiuse, nonostante prima di allora fossero assai frequentate. Ma per un regno che aveva preso la via del conservatorismo islamico più torvo, la presenza di quei luoghi peccaminosi era una stortura da correggere. I cinema seguirono così la strada della involuzione culturale del regno.
Ieri però è arrivato l’annuncio tanto atteso: le autorità saudite hanno trovato un’intesa con AMC Entertainment Holdings per aprire quaranta sale nei prossimi cinque anni. Il piano del governo è di arrivare a 350 sale con 2.500 schermi entro il 2030, per una previsione di incassi di circa un miliardo di dollari.
Non bisognerà attendere molto per la prima, prevista per il prossimo 18 aprile. Avrà luogo in un cinema a Riad di nuova costruzione, edificato nel King Abdullah Financial District laddove doveva sorgere una sala concerti. Avrà cinquecento posti a sedere e bagni in marmo. La struttura subirà una ristrutturazione quest’estate per aggiungere altri tre schermi. “Pensiamo che sarà il più bel cinema del mondo”, ha commentato Adam Aron, Chief Executive della AMC. Secondo una fonte ben informata, il primo film proiettato sarà il blockbuster della Marvel che ha come protagonista il supereroe “Black Panther”.
Ma la vera notizia, per un luogo come l’Arabia Saudita, è che non ci sarà segregazione di genere. L’accesso ai cinema sarà consentito tanto agli uomini quanto alle donne, una vera rarità per un paese in cui la vita sociale dei due generi è a compartimenti stagni. Si tratta quindi di una piccola rivoluzione, che si inserisce nel vasto piano di riforme volute da Mbs per far uscire il regno dal medioevo, proiettarlo nella contemporaneità e modificarne le abitudini sociali e culturali in funzione della sopravvivenza in un mondo globalizzato.
Le autorità saudite dovranno naturalmente affrontare quanto prima il problema della censura. Secondo Aron, i cinema sauditi proietteranno gli stessi film mostrati a Dubai o in Kuwait. Ma ci sarà spazio anche per Hollywood, la quale a detta di Aron “ha già da tempo fatto i conti con le sensibilità del Medio Oriente e ha modificato i propri film di conseguenza”. D’altro canto, i sauditi sono un popolo che ha estrema confidenza con le produzioni cinematografiche d’oltreoceano, che vanno per la maggiore nelle abitazioni domestiche. Facile immaginare che questa loro predilezione verrà rispettata anche dai gestori del cinema.
La AMC non sarà comunque l’unica compagnia ad operare in Arabia Saudita. Le autorità del regno stanno trattando con altri operatori per concedere le licenze, come conferma John Fithian, presidente dell’americana National Association of Theatre Owners. Fithian ha rivelato di aver incontrato funzionari governativi a dicembre per discutere i termini dell’accordo, incluso il tipo di materiale che sarà proiettato. Per Fithian, le produzioni hollywoodiane, con qualche eccezione, saranno apprezzate presto anche dal pubblico saudita, anche se non è escluso qualche piccolo taglio o modesti interventi di censura.
Il governo saudita ripone molte aspettative in questa svolta, anche di tipo economico. “La riapertura dei cinema”, ha detto il ministro della Cultura e dell’Informazione Awwad Alawwad, “aiuterà a far crescere l’economia locale incrementando la spesa delle famiglie nell’intrattenimento mentre tutto ciò aiuterà nella creazione di posti di lavoro nel regno”.