Tutte le ultime novità (al sapore di soia e maiale) sulla guerra commerciale fra Cina e Usa. L’articolo di Marco Orioles
Qualcosa si muove, sul fronte della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti? La risposta giusta è: forse. Sullo sfondo delle scosse di Donald Trump, che continua ad alternare dichiarazioni sprezzanti a slanci ed aperture, contribuendo a rendere imprevedibile la sorte di questa vicenda che tiene mercati e governi col fiato sospeso, si intravedono all’orizzonte segnali interessanti.
Dal Ministero del Commercio di Pechino, per esempio, sono state appena diramate note di ottimismo sui “progressi positivi” che il negoziato sui commerci con gli Usa potrà finalmente avere quando, nelle prossime ore, verrà ripreso il dialogo a livello di sherpa e soprattutto quando, il 10 ottobre, le due delegazioni al completo si rivedranno a Washington per riprendere il match insito nella guerra.
Pur significative dal punto di vista della comunicazione, le parole dell’importante dicastero hanno assunto più peso quando il portavoce Gao Fang ha ricordato che le aziende cinesi – onorando un impegno assunto dal regime in più occasioni, soprattutto quale attestazione della propria buona volontà – hanno acquistato negli Usa “un ammontare significativo” di beni agricoli, tra cui carne di maiale e soia. Transazioni che, ha precisato Gao sono esenti da dazi.
Ha voluto rimarcare, il portavoce, come tutto ciò evidenzi la complementarietà tra le due economie oggi rivali, che in un settore come l’agricoltura dovrebbero, almeno dal punto di vista cinese, sviluppare una “cooperazione” sempre più profonda. “Speriamo”, ha affermato a tal proposito Gao, “che ambedue le parti possano lavorare insieme e (…) creare condizioni favorevoli per questa cooperazione”.
Le parole di Gao arrivano ventiquattro ore dopo che The Donald ha dichiarato che un “deal” con il Dragone potrebbe arrivare prima di quanto si creda, o ci si è rassegnati a credere, fornendo come prova proprio i generosi acquisti di carne di maiale fatti dai cdinesi.
Ma come accade sempre in queste vicende, non sempre la spiegazione più lineare è quella giusta. Chi ieri si è fatto un giro nel sito di Bloomberg, per esempio, poteva anzitutto avere un’anticipazione della linea scelta dal Ministero del Commercio cinese.
Citando fonti al corrente della situazione, Bloomberg scriveva che le aziende cinesi – che senza il benestare del governo non muovono un dito – si apprestavano ad acquistare dagli Usa ancor più carne di maiale. E hanno dunque cominciato a ragionare di prezzi con i maggiori esportatori, dei quali viene fatto il nome di Smithfield Foods Inc., di proprietà della China’s WH Group Ltd., e Tyson Foods Inc. Per quanto non sia stato ancora determinato l’ammontare complessivo degli acquisti, le fonti di Bloomberg ritengono si possa trattare di circa 100 mila tonnellate.
A questo punto, facendo il suo mestiere e usando dunque il condizionale, Bloomberg osserva che “queste importazioni potrebbero essere parte degli sforzi con cui la Cina sta cercando di allentare le tensioni con gli Usa mentre si stanno adoperando per raggiungere un accordo commerciale”.
Ma, aggiunge subito dopo il giornale, quegli acquisti arrivano anche “in un momento in cui (la Cina), che è il maggior consumatore al mondo di carne di maiale, ha disperatamente bisogno di un maggior quantitativo di quella carne”.
Bisogna ricordare infatti che a causa del flagello chiamato peste suina africana, la Cina ha perso qualcosa come il 40 o il 50% dei capi. E i prezzi, ovviamente, sono schizzati verso l’alto (+70%).
È una crisi che il governo è stato costretto a riconoscere ufficialmente con le parole preoccupate del vicepremier Hu Chunhua, che ha paventato per i prossimi mesi una situazione “estremamente grave”, con un deficit di carne di maiale che dai 10 milioni di tonnellate raggiunti quest’anno potrebbe lievitare ulteriormente.
Se a ciò aggiungiamo che tra poco la Repubblica Popolare celebrerà in pompa magna il suo settantesimo anniversario, e che una concomitante crisi di questo tipo danneggerebbe non poco l’immagine del Paese, la linea del Ministero del Commercio appare francamente comprensibile.
Sono scelte che non fanno comunque che confermare un trend consolidato: come segnala di nuovo Bloomberg, gli acquisti cinesi di carne di maiale Usa nel mese di luglio hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi due anni.
Il 10 ottobre, sapremo se tutto ciò avrà anche un riflesso sul negoziato più importante del momento.
Marco Orioles