Può una stretta di mano tra un uomo e una donna vanificare in un attimo un’operazione distensiva tra Islam e Occidente? E può Internet rappresentare il mezzo emancipatore per un dialogo altrimenti impossibile? Partendo da un racconto di cronaca che ha coinvolto l’ex presidente dell’Iran Mohammad Khatami a Udine nel 2007, Marco Orioles, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università di Verona, racconta cosa può accadere a un leader musulmano nell’era della globalizzazione. Khatami fu indagato dal tribunale religioso perché stringendo la mano ad alcune donne del pubblico – dunque non consanguinee – durante la manifestazione culturale Vicino/lontano, violò la legge del Corano. L’episodio fu ripreso da una telecamera e caricato su Youtube, rimbalzando nella Rete e facendo il giro del mondo, dall’Iran agli Stati Uniti.
Ce lo racconta Orioles nel libro Khatami in Italia. Dialogo con stretta di mano (Pasian di Prato, Campanotto, 2009), che sarà presentato domani, alle 18, nella sala convegni dell’università di Udine a Palazzo Antonini. A discuterne, insieme all’autore, saranno Giorgio Linda, presidente dell’Associazione Italia-Israele per la sezione Friuli, ed Elio Cabib, docente universitario. «Il libro è un tentativo di fare cronaca e di dare un’interpretazione sociologica a celle complesse– spiega Orioles – quali sono i rapporti tra le religioni e in particolare tra le norme che esse propongono». Due le parti in cui si articola il testo: la ricostruzione dei fatti e l’analisi.
L’autore contatta giornalisti, naviga nel web, ripercorre la strada virtuale che dalla provincia friulana penetra nell’Iran dei pasdaran e dei muezzin. Consegnando ai lettori «una cronaca di viaggio» corredata dalle fotografie che hanno incriminato Khatami. Ma il libro è anche un trattato di sociologia che offre spunti per una riflessione sul rapporto tra democrazie e dittature, tra società laiche e gruppi di fondamentalisti, tra uomo e donna difronte a religioni e culture diverse e sul ruolo che giocano internet e tutti gli strumenti a esso correlati; sul senso del dialogo e sull’ipocrisia che spesso è celata da apparenti atteggiamenti conciliatori verso l’estremismo.
«Il titolo rappresenta un paradosso – afferma Orioles -: Khatami era venuto in Italia per cercare di gettare un ponte tra le due civiltà e in realtà ha rimarcato le enormi differenze che esistono tra esse». Paradosso, secondo Orioles, che si consuma alla presenza di un altro rappresentante della cultura musulmana, lo studioso Tariq Ramadan, a Udine con Khatami, per un confronto anche sui diritti negati. L’esito dell’appuntamento ha fotografato mirabilmente lo stato di incomunicabilità e di ipocrisia tra i due mondi. Sí, ipocrisia, sottolinea Orioles, perché nell’Islam delle mille sfaccettature, avanzatissimo e pur appesantito da incrostazioni medioevali «c’è una schizofrenia tra quello che i regími propinano a livello di ortodossia, o meglio ortoprassi, e quello che nella quotidianità si consuma nel Paese, che è in realtà moderno, dove le strette di mano sono all’ordine del giorno». Ecco allora l’effetto dirompente di Internet, «che sta permettendo a un numero sempre maggiore di persone di conoscere la verità, che non è censurabile da parte dei regími. Infatti – sottolinea Orioles – Youtube formalmente era censurato in Iran, ma gli iraniani hanno trovato comunque il modo di accedervi».
Domani, giorno della presentazione del libro di Orioles, in Iran ci saranno le elezioni presidenziali. A sfidarsi saranno la vecchia guardia rappresentata dal presidente ultraconservatore uscente Mahmoud Ahmadinejad e l’ex primo ministro riformista Mir Hossein Mousavi. Khatami non sarà piú in campo. «L’esito sarà fondamentale per il dialogo con l’Occidente – osserva Orioles – certo è che c’è un’enorme discrasia tra la realtà e l’assetto istituzionale e giuridico del Paese». L’unica via da seguire, secondo Orioles, è «dare voce ai musulmani riformisti. Crescono le voci dei moderati che vivono nei paesi musulmani e in Europa e che purtroppo non godono ancora di grande ascolto». Ad amplificarle, forse, sarà proprio Internet.
Sonia Sicco