L’articolo di Marco Orioles su Amir Mohammed Abdul Rahman al-Mawli al-Salbi, successore del califfo al-Baghdadi
A tre mesi di distanza dalla nomina del misterioso successore del califfo al-Baghdadi morto a ottobre in un raid Usa nella provincia di Idlib, conosciamo finalmente la sua vera identità.
Secondo due servizi di intelligence citati dal Guardian, colui che ha preso le redini dello Stato Islamico e di cui si conosceva solo il nom de guerre (Abu Ibrahim al-Hashimi al-Quraishi, ma presso alcune cerchie jihadiste era noto anche come Haji Abdullah e Abdullah Qardash), al secolo si chiama Amir Mohammed Abdul Rahman al-Mawli al-Salbi.
Dal ritratto che le spie sono riusciti a stilare in tre mesi di alacri investigazioni spiccano una serie di elementi, il più vistoso dei quali è l’origine turkmena del nuovo leader che, nato a Tal Afar, è così uno dei pochi esponenti non arabi delle alte gerarchie del movimento.
Un movimento in cui il nuovo califfo milita almeno da quando, nel lontano 2004, era detenuto insieme al suo predecessore nella famosa prigione irachena di Camp Bucca gestita dalle truppe americane di occupazione e conosciuta tra gli esperti come “The Academy” – nomignolo che quella struttura si guadagnò per aver accolto numerosi esponenti di spicco del gruppo jihadista che era ancora a quel tempo la filiazione irachena di al Qa’ida.
Stiamo dunque parlando di un veterano dell’attuale Stato Islamico che è anche considerato uno dei suoi maggiori ideologi. Salbi ha infatti in tasca una laurea in legge islamica (shari’a) che è tornata utile al suo gruppo quando si è trattato di giustificare dal punto di vista religioso il tentato genocidio del popolo yazida e altri crimini – tra cui lo stato di schiavitù cui sono state costrette migliaia di donne trasformate in sfogatoio sessuale per i combattenti – commessi contro questa sfortunata minoranza religiosa finita nel bel mezzo della grande avanzata delle bandiere nere verso l’Iraq dell’estate del 2014.
Su Salbi adesso pende la taglia da cinque milioni di dollari del Dipartimento di Stato Usa e, soprattutto, una caccia che non sarà meno intensa di quella che ha portato alla fine dell’esistenza terrena di Abu Bakr al-Baghdadi.
A tal proposito, i servizi di intelligence che ne hanno svelato l’identità dubitano che il nuovo leader abbia seguito il suo predecessore nella provincia di Idlib. Appare più probabile, invece, che sia rimasto nei pressi di Mosul, ossia nella città irachena dove molti alti esponenti dello Stato Islamico si sono dati alla macchia dopo la liberazione o si sono mescolati alla popolazione civile. Appena una settimana fa, qui è stato catturato un alto papavero dello Stato Islamico, Shifa al-Nima, che come il nuovo califfo aveva un ruolo di primo piano nell’elaborazione della mortifera ideologia jihadista.
C’è però un’altra pista e porta in Turchia, dove il fratello di Salbi, Adel, è un rappresentante del partito chiamato “Fronte Iracheno-Turkmeno” e potrebbe aver mantenuto i contatti col pericoloso consanguineo.