Al mini-summit sulle migrazioni di oggi a La Valletta cui partecipano i Ministri dell’Interno di Italia, Malta, Francia, Germania e Finlandia si effettuerà il primo tentativo di archiviare la funesta stagione della contrapposizione tra Bruxelles e Roma e di trovare una soluzione condivisa sulla gestione degli sbarchi nel Mediterraneo centrale. Nell’impossibilità di percorrere la via maestra della riforma del Trattato di Dublino, osteggiata dal blocco di Visegrad il cui portavoce magiaro Viktor Orban ha ribadito sabato dalla Festa di Atreju che mai appoggerà “una cosa per cui i bambini non nati vengano rimpiazzati dai migranti”, l’unica strada che potrà essere battuta a Malta è quella di un’intesa tra paesi “volenterosi” che decidano d’ora in poi di agire al di fuori dei trattati per ricollocare tra loro i migranti soccorsi in mare.
L’accordo che si profila prenderebbe spunto dalla prassi negoziale costituitasi durante le crisi in mare provocate dalla politica dei porti chiusi dell’ex ministro Salvini. Se allora però i ricatti umanitari perpetrati dal Viminale a guida leghista obbligavano la Commissione Ue a imbastire lunghe e frenetiche trattative caso per caso per convincere alcuni Paesi Membri ad accogliere parte dei naufraghi, la sfida ora è mettere in piedi un meccanismo automatico di ricollocamento con la cabina di regia affidata a Bruxelles. L’auspicio è che alla partecipazione di Parigi e Berlino si affianchi anche quella di nazioni come Irlanda, Portogallo e Lussemburgo che si erano già rese disponibili ad accogliere parte dei migranti sbarcati da noi o a Malta.
Anche in caso di successo, a La Valletta rimarranno tuttavia inevasi tutta un’altra serie di problemi che manterranno il fenomeno migratorio al centro della nostra preoccupazione per lungo tempo. Al summit non si discuterà, tanto per cominciare, del ricollocamento di tutti i migranti sopraggiunti in Italia o a Malta, ma solo di chi vi sbarca a seguito di un soccorso in mare. E poiché chi è arrivato in Italia in questo modo nel periodo giugno 2018-agosto 2019 (1.346 persone) è una piccola frazione di quanti (15 mila) sono giunti sul nostro territorio con altri mezzi, possiamo ben dire che la montagna di Malta partorirà un topolino, sempre che lo partorisca. E che dire, poi, del nodo posto dalla Francia, il cui presidente Macron ha chiarito che un eventuale redistribuzione interesserebbe solo coloro che hanno le carte in regola per ottenere la protezione internazionale, ossia appena il 20% dei migranti in arrivo in Italia?
Pur necessaria per ripristinare le basi di una cooperazione all’insegna del rispetto e della solidarietà, la riconciliazione tra l’Italia che ha ripudiato il sovranismo e la casa comune europea non sembra essere sufficiente per trovare, almeno in tempi rapidi, una soluzione onnicomprensiva ad un grattacapo come le migrazioni. Le quali, pur attenuate rispetto alle crisi degli anni passati, continueranno ad increspare le acque della politica come i tracciati di barconi e barchini che salpano incessantemente da Sud verso le nostre coste.
Marco Orioles