I vari lockdown sperimentati dal nostro Paese durante la pandemia hanno rappresentato altrettante esperienze traumatiche per gli italiani. A questa conclusione si può giungere in modo intuitivo pensando all’isolamento, alle scuole chiuse, alle famiglie spezzate. Intere comunità hanno perso improvvisamente la loro consistenza materiale con i legami sociali ridotti al lumicino se non letteralmente troncati. Adesso però disponiamo di un’indagine che ha misurato questo allentamento delle relazioni interpersonali. Si tratta di un sondaggio nazionale Swg nella cui presentazione gli autori scrivono senza mezzi termini che la pandemia “ha indebolito la quasi totalità delle relazioni”. Questa osservazione è suffragata dalle risposte ottenute al primo quesito centrato sul senso di appartenenza. Il quadro che emerge è in effetti inquietante: ben il 48% dichiara che “non si sente di appartenere ad alcun tipo di comunità”, mentre il 21% afferma di sentirsi “appartenere solo a comunità fisiche” e il 24% “si sente di appartenere solo a comunità online” e solo il 7% infine “si sente di appartenere sia a comunità fisiche che online”. Possiamo dunque ben dire che i lockdown hanno contributo a far sentire sradicata una buona metà della popolazione, privata dei legami essenziali attraverso i quali ci si sente parte di un aggregato sociale più ampio. Ma dobbiamo anche aggiungere che una porzione significativa di italiani ha compensato la perdita dei legami sociali in presenza ricorrendo al web, terreno di coltura di un’infinità di comunità virtuali che appagano almeno in parte il bisogno di relazionalità delle persone. L’indagine di Swg è entrata anche nel merito delle specifiche categorie sociali con cui gli intervistati si sono visti costretti a troncare o allentare i rapporti. La graduatoria dei soggetti più penalizzati vede in testa persone con cui si praticavano attività sportive, con un’incidenza del cambiamento dei rapporti pari al 66%. Seguono, con il 61%, coloro con cui si condividevano attività culturali, hobbies ed altre attività e infine altri amici e conoscenti. La pandemia ha poi influito pesantemente nella frequentazione di attività religiose (60%) o di volontariato (59%) e degli amici di vecchia data (55%). Meno colpite risultano invece categorie come i colleghi e i commercianti del quartiere (44%), i familiari (42%), per concludere con i vicini di casa con cui la densità dei contatti non si è ridotta in misura drammatica (38%). Le misure di contenimento del contagio hanno dunque influito in modo profondo sulle modalità con cui ci relazioniamo con gli altri e sulla coesione che unisce persone abituate a condividere gli stessi luoghi e gli stessi rapporti umani. Il senso di comunità è stato colpito con conseguenze ancora difficili da valutare. C’è da chiedersi tuttavia, con particolare riguardo alla migrazione delle relazioni nel web, se questi dati circoscrivano una situazione provvisoria o se invece siamo di fronte all’accelerazione di cambiamenti strutturali della nostra società.