Il commento di Marco Orioles sul “Messaggero Veneto” sul ventesimo anniversario del cosiddetto Big Bang, l’allargamento dell’Ue a 10 nuovi membri scattato il 1 maggio 2004 sotto la presidenza di Romano Prodi.
Un doppio e importante anniversario ci ricorda le ambizioni incarnate dal progetto europeo e i problemi che lo attanagliano oggi ancor più di ieri. Era il 1° maggio del 2004 quando scattò quello che passò alla storia come il Big Bang dell’Ue: l’allargamento a dieci nuovi membri che portava allora il totale a 25. Destino volle che a tenere a battesimo questo importante evento fosse un italiano, ossia quel Romano Prodi che cinque anni prima, reduce dalla sua seconda esperienza al governo a Roma, fu chiamato a ricoprire la carica apicale di presidente della Commissione. Ed è stato lo stesso Prodi pochi giorni fa ad animare la cerimonia all’Europarlamento in cui è stato ricordato il più gra nde allargamento dell’Ue a tutt’oggi. Una seduta formale dell’Eurocamera alla presenza dei leader dei dieci Paesi entrati a far parte vent’anni fa della famiglia europea (Cipro, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia). Una famiglia che avrebbe poi accolto anche Bulgaria, Romania e Croazia salvo perdere il Regno Unito dopo il referendum del 2016 che sancì, oltre che la vittoria della Brexit, anche l’avvento sulla scena globale di quel populismo che pochi mesi dopo produsse il suo più micidiale scossone con il trionfo di Donald Trump alle presidenziali Usa. Non è mancato chi ha messo in relazione questi eventi, considerando quanto successo nel 2004 come l’anticamera di una reazione maturata solo anni dopo. Con il Big Bang, infatti, raggiungeva l’apice la stagione cominciata nel 1989 con la caduta del muro di Berlino che determinò la contestuale caduta dell’utopia collettivistica e l’avanzata dell’ideologia del libero mercato imperniata sulla massimizzazione degli scambi commerciali e su uno sviluppo economico non più limitato a pochi e privilegiati protagonisti. Ma questo sviluppo aveva anche un corollario politico in parte scritto e in parte taciuto, vale a dire l’irreversibile affermazione delle democrazie liberali e della loro cooperazione a livello sovranazionale anche se con il vincolo esterno della leadership americana. Che tutti questi aspetti si tenessero insieme fu dimostrato da un altro importante evento consumatosi sempre nel 2004, ossia il più grande allargamento della Nato dalla sua creazione nel 1949. Ne entrarono a far parte infatti i Baltici ma anche Bulgaria, Romania, Slovacchia e Slovenia. La coincidenza tra molti nuovi membri Ue e Nato mise in risalto che si trattava in gran parte di ex soci di quel Patto di Varsavia che per tutta la guerra fredda aveva trasformato l’Europa Centro-Orientale nel potenziale avamposto di un’aggressione sovietica alla parte filoatlantica del Vecchio Continente. Sono in molti oggi a vedere in questa catena di eventi le premesse di quella guerra in Ucraina provocata, secondo questo punto di vista, dalla volontà dell’Occidente di umiliare e accerchiare una Russia uscita perdente dalla sfida tra blocchi scattata dopo il 1945. Sta all’intelligenza dell’osservatore distinguere la volontà di revanscismo di Mosca dalle legittime aspirazioni di sicurezza e benessere di chi ha liberamente scelto per sé un nuovo e migliore destino.