Celebrare il 25 aprile non è mai stato importante come quest’anno in cui gli orrori della guerra sono tornati ad affacciarsi in Europa. Dinanzi alle armate russe che si rendono responsabili di massacri senza precedenti, e alle eroiche gesta del popolo ucraino non ancora domo di fronte alle soverchianti forze dell’invasore, il ricordare la nostra resistenza che si oppose con le armi alla funesta occupazione da parte dei nazisti si carica inevitabilmente di nuovi significati. Sebbene siano molto diversi i contesti dell’Ucraina del 2022 e dell’Italia del 1943-45, il parallelismo si impone nella mente di chi nel nostro Paese è impegnato a custodire la memoria storica della lotta armata scelta dai partigiani italiani come unica strada per riconquistare la libertà perduta. Ecco perché stride fortemente la presenza al vertice dell’Anpi di una figura resasi protagonista di affermazioni a dir poco controverse sul conflitto in Ucraina e sui suoi protagonisti. I riflettori su Gianfranco Pagliarulo si sono accesi sin da quando, mentre il mondo scopriva l’eccidio di Bucha e si univa nell’esecrazione di Putin e dei suoi soldati, firmava un comunicato a nome dell’Anpi in cui, anziché associarsi all’unanime condanna internazionale, chiedeva un’inchiesta indipendente. Sembrava in principio uno scivolone isolato, ma poi – internet non perdona – sono emerse dal passato prese di posizione ancora più discutibili. Pagliarulo, infatti, quando scoppiò nel 2014 il conflitto tra Ucraina e Russia non esitò a schierarsi dalla parte di Mosca facendosi consapevolmente megafono della sua propaganda. Sconcerta vedere quei post e articoli in cui l’attuale n. 1 dell’Anpi biasimava il “regime nazistoide di Kiev” e addirittura faceva propria la fake news secondo cui sarebbero stati gli ucraini e non i secessionisti filorussi del Donbass ad abbattere l’aereo malese MH17 che precipitò con 298 passeggeri a bordo. In linea teorica è difficile spiegarsi come un personaggio pubblico come Pagliarulo possa scegliere la Russia anziché l’Occidente nel contesto di una guerra le cui responsabilità, oggi, sono del tutto evidenti. Tuttavia era stato lo stesso Pagliarulo a fornirci una spiegazione quando, nel novembre 2014, affidava a Facebook il compito di chiarire il suo pensiero, definendo “miope” una Unione europea incapace di “capire che il futuro del mondo è nel Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) e non negli Stati Uniti”. Malgrado le ultimissime correzioni di tiro di Pagliarulo, che nega di essere uno dei tanti putiniani d’Italia, ci chiediamo comunque se tutti coloro che scenderanno in piazza il 25 aprile con le insegne della Resistenza si sentano rassicurati sapendo che il loro rappresentante più autorevole ha un cuore che batte per le autocrazie e non per le democrazie. La bipolarizzazione del mondo, ossia il confronto globale tra il capitalismo democratico e quello autoritario, è una realtà che oggi – con le bombe russe che cadono sull’Ucraina e Pechino che si rifiuta di condannare l’invasione – non è più eludibile. Il lusso delle equidistanze tattiche, o di fare il partigiano delle tirannie, lo si lasci ai leoni da tastiera.
Il cuore del Presidente Anpi non batte per le democrazie
Pubblicato il 21/04/2022 - Messaggero Veneto
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