Un appello durante la presentazione della ricerca di Marco Orioles sulla fede degli immigrati
“Le strutture sanitarie pubbliche non eseguono gli interventi di circoncisione. Dobbiamo farlo privatamente a un costo di 600 euro a operazione. Chiediamo una maggiore collaborazione”. A segnalare il problema è stato il portavoce della comunità islamica di Udine. Bouraoui Slatni, ieri sera nella sala Pasolini del palazzo della Regione, durante il convegno su “Il nuovo pluralismo religioso in Friuli Venezia Giulia”, organizzato dal dipartimento scienze umane dell’università di Udine e dal club Unesco, per presentare il saggio del docente di sociologia Marco Orioles Noi crediamo. La fede degli immigrati, con prefazione del professor Bruno Tellia, e indetto grazie al sostegno della direzione regionale cultura. Ma il portavoce non si è fermato qui. E ha aggiunto: “Un altro problema della comunità islamica è quello dell’impossibilità di celebrare legalmente la festa del sacrificio di Abramo, che prevede la macellazione secondo i nostri riti”.
Dalla ricerca condotta da Orioles emerge tra l’altro che “gli immigrati sono molto più religiosi degli italiani”, ha spiegato il docente, che ha poi aggiunto: “Ora le comunità straniere hanno una sfida da affrontare, bisognerà se comprendere se le seconde generazioni, nate in Italia, manterranno viva la propria tradizione religiosa, o se, invece, saranno avviate verso un percorso di secolarizzazione”. Per tale motivo – ha concluso Orioles – “se questa indagine venisse ripetuta tra 5 anni, i risultati potrebbero essere completamente diversi”.
Dalla ricerca emerge come solo un quinto, il 19,4% dice di non andare mai a una funzione religiosa. I più osservanti sono risultati, nel campione dei 315 immigrati, i rappresentanti della comunità protestante. Ad andare frequentemente o spesso nel rispettivo luogo di culto sono rispettivamente il 71,2% dei cattolici, il 41,3% degli ortodossi e appena il 27,3% dei musulmani. Da parte sua l’assessore regionale all’Associazionismo e ricerca, Roberto Molinaro, ha detto: “L’integrazione è un processo complesso nel quale servono molti alleati: uno di questi può essere rappresentato dalle associazioni degli immigrati che, anche in nome della religione, s’incontrano. Questo è un rapporto che in regione va ancora costruito”.
Renato Schinko