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Giulio Terzi: stop al genocidio degli uiguri

Pubblicato il 20/12/2020 - Il Piccolo

Con deliberazione adottata questa settimana il Tribunale penale internazionale ha rigettato l’istanza di due associazioni di espatriati uiguri che avevano richiesto l’apertura di un fascicolo per genocidio per il caso del trattamento riservato alla loro etnia da parte della Cina. È una battuta d’arresto per il movimento dei diritti umani che tuttavia non fa demordere chi, come l’ambasciatore Giulio Terzi di Santagata, del caso degli uiguri se ne occupa attraverso la Fondazione Global Committee for the rule of law. Molto attivo sulla rete nel monitoraggio delle violazioni commesse da Pechino, il nostro ex Ministro degli Esteri conosce alla perfezione il dossier uiguri. Ecco perché gli abbiamo chiesto se nello Xinjiang, la provincia occidentale cinese patria storica degli uiguri, si sta consumando davvero un genocidio.

Le azioni genocidiarie della Cina – risponde l’ambasciatore – nascondono una strategia che in nulla differisce da quello che facevano i nazisti. Parlare di uiguri significa parlare di sterilizzazione delle donne, reclusione forzata, separazione delle famiglie, isolamento dei bambini, tutte persone di cui poi si perde traccia. Per non parlare delle decine e decine di lager in cui sono rinchiusi, si calcola, due milioni di musulmani uiguri e di altre minoranze etniche. Il tutto con l’obiettivo di sradicare una cultura, una religione, addirittura l’etnia impedendo alle donne di avere figli e creando così le condizioni per la sparizione di una componente etnica”.

Qual è la cosa più odiosa delle persecuzioni perpetrate ai danni degli uiguri?

La cosa vergognosa è il fatto che, cittadino per cittadino, venticinque milioni di musulmani vengano tutti visti come indiziati o sospetti fin nelle loro abitazioni: ci sono degli emissari del Partito che si piazzano nelle case dei cinesi di etnia uigura per controllare giorno per giorno quello che fa ogni singolo membro del nucleo familiare, anche quello che dicono i loro figli e le espressioni che vedono sui loro volti quando si parla del Partito comunista, Questo è lo stato totalitario che entra nelle case della gente.

Gli uiguri sono poi oggetto di una colossale azione di videosorveglianza.

La popolazione uigura è oggetto di una sofisticata e ipertecnologica opera di sorveglianza. In alcune città dello Xinjiang esiste ana telecamera ad alta risoluzione per il riconoscimento facciale ogni quattro cinque persone. Esiste una società produttrice di queste telecamere che purtroppo vende i suoi prodotti in Occidente e anche in alcune città italiane, cosa che assolutamente non dovrebbe avvenire. Queste aziende complici delle peggiori cose che avvengono nello Xinjiang dovrebbero essere bandite dai Paesi occidentali.

Si ricorre anche all’Intelligenza artificiale per sorvegliare sistematicamente gli uiguri.

Proprio così, l’AI è diventata lo strumento dello stato orwelliano puro. Non è più soltanto questione di credito sociale, come avviene per gli altri cinesi, con il controllo dei comportamenti normali come pagare il fisco o le multe. Con gli uiguri si va ben al di là: addirittura ci si basa sui comportamenti predittivi sulla base di algoritmi scritti da esperti informatici del Partito comunista che consentono di identificare gli uiguri attraverso i loro tratti somatici.

È sorpreso dalla decisione negativa del Tribunale penale internazionale?

Il problema è che il Tribunale può esercitare le sue funzioni nell’ambito e tra i paesi che hanno sottoscritto la convenzione istitutiva del Tribunale stesso e la Cina non è tra questi. Il punto dunque qui sarebbe presentare al Consiglio di Sicurezza una proposta per attivare il Tribunale. Ma sappiamo chi siede in quel Consiglio, ossia tra gli altri la Cina stessa, che può dunque esercitare il diritto di veto. Per supplire a queste difficoltà resta l’alternativa delle giurisdizioni nazionali, che possono proclamare la loro validità universale su crimini come il genocidio. Ci sono alcuni Paesi in cui questa prassi si è affermata, come la Germania per quanto riguarda i crimini commessi in Siria.

 

 

 

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