Negli oltre vent’anni di storia dalla sua istituzione anche in Italia, mai la Giornata della Memoria era stata celebrata in circostanze più sfavorevoli come quest’anno…
di Marco Orioles
Negli oltre vent’anni di storia dalla sua istituzione anche in Italia, mai la Giornata della Memoria era stata celebrata in circostanze più sfavorevoli come quest’anno, quando l’intero popolo ebraico già vittima dello sterminio si ritrova sul banco degli imputati con l’accusa di aver inferto ai palestinesi sofferenze non inferiori a quelle patite da esso stesso ottant’anni fa. In un clima esasperato dal processo per genocidio in corso all’Aia che, agli occhi di molta opinione pubblica, certifica la trasformazione delle vittime di una volta in carnefici, è giunta l’ennesima provocazione: quella di chi ha imbrattato a Milano il murale dal titolo “Binario 21. I Simpson ebrei deportati ad Auschwitz” – peraltro già sfregiato quattro volte – con l’infame scritta “W Hitler”. Parole di odio inconcepibili ma scritte mentre a Roma e Milano i rappresentanti palestinesi in Italia, con l’appoggio dei centri sociali, dei collettivi studenteschi ma anche dell’estrema destra di Forza Nuova e di CasaPound si preparavano ad animare due manifestazioni di denuncia del presunto genocidio palestinese che si sarebbero dovute svolgere proprio nel giorno dedicato alla memoria della Shoah ma che le prefetture, recependo le preoccupazioni del ministro dell’interno Piantedosi, hanno deciso di non autorizzare senza peraltro convincere i più determinati a rinunciare alla loro libertà di espressione. Quei cortei avevano fatto trasalire le comunità ebraiche, leste ad individuare le tracce della provocazione in due eventi che non solo profanavano la sacralità della ricorrenza muovendo agli ebrei la più paradossale delle accuse, ma si appropriavano addirittura delle parole di una figura simbolo come Primo Levi, di cui si rilanciava una citazione tratta dal quel “Se questo è un uomo” che ha scosso la coscienza di generazioni di italiani avvinte dai sensi di colpa per le responsabilità anche nostre in quella pagina buia di storia. Fortunatamente a mettere una pezza ci ha pensato quel grande italiano che è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ospitando al Quirinale le celebrazioni ufficiali della Giornata della Memoria. Una cerimonia dedicata anche a quei “Giusti fra le nazioni” come Giorgio Perlasca e Gino Bartali che a rischio della propria vita sottrassero alcuni ebrei alla deportazione e allo sterminio. Ha avuto parole durissime il Capo dello Stato per quella strage di ebrei perpetrata da Hamas e Jihad islamica lo scorso 7 ottobre in una, ha detto, “raccapricciante replica degli orrori della Shoah”. Precisazioni importanti come quelle fatte successivamente da un presidente che anche stavolta mostra piena sintonia con le sensibilità dei tantissimi italiani che in questo frangente difficile si astengono dal tifare e soffrono in egual misura per i due popoli del Medio Oriente risucchiati in una spirale di violenza: “coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra – sono state le parole di Mattarella che alludeva anche all’attuale leadership israeliana – sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno Stato”. Verrà, è l’auspicio, la pace anche in Terra Santa. Ma nel frattempo, per favore, giù le mani dal 27 gennaio.