Giornalista, sociologo, da anni impegnato a diffondere una immagine diversa di Borgo Stazione, un quartiere dove le diverse culture possono coesistere, Marco Orioles ieri è stato aggredito proprio lì, in viale Leopardi.
A raccontare la vicenda è stato lui, sui social: “Stavo sorseggiando il mio caffè in un bar quando, dalla vicina autostazione, è sopraggiunto un cittadino straniero di origine araba di circa 25 anni, in evidente stato di alterazione, che ha spaccato una bottiglia di birra nel piazzale antistante il bar e si è poi diretto verso i tre militari in servizio, che si trovavano già sul posto, agitando quel troncone tagliente”.
Pensando che si trattasse di un’aggressione, Orioles ha acceso la telecamera; i militari, però, sono riusciti a gestire la situazione velocemente, riportando alla calma l’uomo che aveva cominciato a colpire se stesso con la bottiglia, ferendosi al braccio.
“Sembrava che l’episodio fosse finito, quando lo straniero, accortosi di me, è partito a razzo verso il tavolino dove ero seduto, sbraitando in una lingua confusa e incomprensibile, di cui sono riuscito a comprendere una sola parola: “video”. Ho capito che pretendeva che cancellassi il filmato ma io, non demordendo, sono rimasto impassibile, anche perché rassicurato dal pronto intervento dei militari, che hanno allontanato l’uomo da me, ma non prima che tentasse di strapparmi di mano il cellulare – continua il racconto -. A quel punto, un secondo cittadino straniero, anche lui giovane e di lingua araba, ha cominciato a inveire contro di me, avvicinandosi al mio tavolo con atteggiamento minaccioso. Alla richiesta perentoria e maleducata di cancellare il video urlata a pochi centimetri dal mio volto, ho risposto che non è questo il modo di rivolgersi al prossimo. Non l’avessi mai fatto! Il giovane si è infuriato e mi ha sputato in faccia malgrado la presenza di un militare che faceva da cuscinetto tra di noi”.
Orioles non ha riportato ferite, ma “resta – spiega -, lo spavento preso e la sgradevole sensazione“. L’episodio, però, non gli ha fatto cambiare idea: “Non arretro di un millimetro – aggiunge in un post pubblicato oggi -, non cambierò le mie idee e il mio impegno per un quartiere multietnico sostenibile solo perché sono entrato in contatto con due migranti sbandati che se la sono presa con me a causa del mio lavoro di sociologo e cronista”.
“Oggi, pertanto – conclude – tornerò sul “luogo del delitto” a bermi il mio consueto caffè su quei marciapiedi dove la vita concreta, complessa e e non virtuale scorre incessante sotto i nostri occhi senza che nessuno, che sia il Comune, la Regione o lo Stato, facciano alcunché per indirizzare questo flusso e proteggere i più deboli”.