Prima la segnalazione, poi l’invito a rimuovere l’immagine perché ritenuta “forte”. La foto senza censura di Khaled Assad, il direttore del sito archeologico di Palmira decapitato barbaramente dai jihadisti dello Stato islamico, postata in questi giorni dal sociologo udinese Marco Orioles, è finita nel mirino di Facebook. Il social network, ieri mattina, dopo aver ricevuto una segnalazione, ha inviato un messaggio al diretto interessato suggerendo di rimuovere l’immagine. «Un contenuto che hai condiviso – si legge nel messaggio – potrebbe mostrare immagini forti o violente. Facebook è un luogo in cui le persone condividono le proprie esperienze e sensibilizzano gli altri su questioni a cui tengono. Tuttavia, dopo aver raccolto i commenti della nostra comunità, adesso limitiamo la visibilità di questo tipo di contenuti ai minorenni». Ed è così scattato il primo avvertimento. Nel pomeriggio, poi, il sito ha “oscurato” la foto lasciando, però, la decisione finale alla comunità virtuale. Al posto del corpo con la testa decapitata di Khaled Assad appare la scritta «Attenzione: immagine forte. Le foto con contenuti forti possono turbare, offendere o infastidire le persone. Confermi di voler vedere questo contenuto?». Orioles, uno dei massimi esperti di Islam, non ci sta. «Sono convinto della scelta che ho fatto, perché è stata ponderata. – dice – Esorto la gran parte delle persone a salvare l’immagine, condividerla e diffonderla. Non bisogna permettere ai benpensanti e ai disfattisti di far fronte comune a tutto vantaggio dei nemici della civiltà». «La censura – aggiunge – e la “politica dello struzzo”, prima o poi ci porteranno a danni irreparabili». La scelta di Orioles è stata di campo. Postando l’immagine sulla propria pagina non ha voluto utilizzare alcun photoshop. Una testa mozzata dinanzi ai piedi, il corpo martoriato e una pozza di sangue sul marciapiede: così è stato ucciso Assad, legato dai suoi aguzzini a un palo della luce. E così Orioles ha scelto di raccontare la nuda e cruda verità «perché – ha più volte spiegato – è finito il tempo del silenzio». La foto ha avuto 122 condivisioni. Oltre una cinquantina sono stati i commenti, la gran parte di approvazione nei confronti dell’iniziativa. «C’è un’ampia fetta di pubblico – dice – che ha preso coscienza della barbarie del nemico». «Da una parte è comprensibile il filtro usato da parte dei media per tutelare i minori – sottolinea Orioles – dall’altra c’è, però, il dovere di sensibilizzare la popolazione»
Facebook censura il post del prof.
Pubblicato il 25/08/2015 - Messaggero Veneto
Contenuti Correlati
Iscriviti Alla Newsletter
Iscriviti per ricevere gli articoli e le ultime notizie