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Energia, difesa e pmi: tutti gli accordi Italia-Turchia

Pubblicato il 06/07/2022 - Start Magazine

Per il terzo vertice intergovernativo italo-turco tenutosi ieri al palazzo presidenziale di Ankara, Recep Tayyip Erdogan ha steso il tappeto rosso a Mario Draghi e ai suoi ministri al seguito (Luigi Di Maio per la Farnesina, il titolare della Difesa Lorenzo Guerini, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, Giancarlo Giorgetti del Mise e il Ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani).

Il vertice del riavvicinamento

Era da dieci anni che il vertice non veniva più aggiornato, segno dei rapporti tesi tra Italia e Turchia, e tra quest’ultima e l’intero Occidente, culminati con la famosa dichiarazione con cui Draghi l’anno scorso bollò come “dittatore” il presidente turco.  Ma ora, con la guerra in Ucraina che ha sparigliato le carte della politica internazionale, è stato evidente lo sforzo di comporre le divisioni e trovare un’intesa sui numerosi dossier aperti, come la Libia, l’immigrazione e l’energia.

Nonostante le frizioni degli ultimi anni, durante i quali Erdogan è stato trattato anche dagli Stati Uniti più come paria che come alleato, i rapporti tra i due Paesi si sono sempre mantenuti saldi a livello economico, prova ne sono, come ricorda Adnkronos, un interscambio commerciale cresciuto del 27,7% nell’ultimo anno e investimenti diretti italiani in Turchia che ammontano a circa 6 miliardi di dollari.

Le parole dei leader

Di tutto questo, come dell’auspicio di una ricucitura del rapporto bilaterale, ve n’è traccia nelle dichiarazioni rilasciate dai due leader nel corso del vertice.

“L’incontro di oggi”, sono state le parole del premier italiano, “indica una volontà comune di rafforzare la collaborazione tra i nostri Paesi. Italia e Turchia sono partner, amici, alleati. Abbiamo davanti grandi sfide, a partire dalla guerra in Ucraina, e vogliamo lavorare insieme per affrontarle”.

“Oggi”, ha dal canto suo rimarcato Erdogan, “abbiamo realizzato questo terzo vertice intergovernativo italo-turco. Abbiamo affrontato argomenti regionali e internazionali. Abbiamo sottoscritto 9 intese, i nostri rapporti commerciali ed economici sono sempre più sviluppati. Abbiamo superato i 23 miliardi di dollari e quest’anno possiamo raggiungere anche i 25 miliardi. Con l’Italia abbiamo rapporti militari e della difesa e siamo d’accordo per svilupparli e approfondirli”.

L’appoggio di Draghi agli sforzi turchi di sbloccare il grano ucraino

Cruciale per entrambi, la questione dell’invasione russa dell’Ucraina ha visto importanti punti di convergenza, con l’Italia che appoggia il tentativo della Turchia di sbloccare l’impasse sul grano ucraino bloccato nei silos. “Voglio ringraziare la Turchia per il suo sforzo di mediazione – ha affermato Draghi – in particolare per quanto riguarda lo sblocco dei cereali fermi nelle città del Mar Nero. Dobbiamo liberare al più presto queste forniture, e quelle dei fertilizzanti, per evitare una catastrofe umanitaria e sociale nei Paesi più poveri del mondo”.

Convergenza sulla Libia

Passi in avanti si sono registrati anche sul fronte libico, dove esiste un’effettiva convergenza nella comune volontà di sostenere la leadership riconosciuta a livello internazionale e di respingere la crescente penetrazione russa che frena lo sviluppo del settore degli idrocarburi cruciale per un’Italia impegnata nella diversificazione delle sue fonti di approvvigionamento.

”La pace e la stabilizzazione della Libia sono obiettivi prioritari di Italia e Turchia. Abbiamo convenuto di fare tutto il possibile per riportare pace e stabilità in Libia. Il nostro coordinamento diventerà più stretto in futuro”, ha detto il presidente del Consiglio.

Intesa sulle migrazioni

Sul fronte delle migrazioni, si è registrata la volontà di rafforzare la cooperazione nel momento in cui i flussi che interessano l’Italia sono più che triplicati rispetto all’anno scorso. Come ha affermato Erdogan, al vertice si è discusso dell’opportunità di “mettere insieme un meccanismo congiunto di controllo delle migrazioni”.

Il dossier energia

Ma è sulla questione dell’energia che il dialogo tra Italia e Turchia si propone a livello strategico, anche per via della presenza su suolo turco del gasdotto Tanap che attraversa l’intero Paese da Est a Ovest per poi collegarsi con la Tap. Grazie a questa infrastruttura, quella turca rappresenta oggi la terza rotta di approvvigionamento di gas per il nostro Paese dopo i flussi che provengono dall’Algeria e dalla Russia.

In merito all’opportunità di approfondire i rapporti Erdogan ha fatto riferimento al gas scoperto dal suo Paese al largo del Mar Nero nel giacimento denominato Sakarya, per lo sfruttamento del quale, ha annunciato lo stesso presidente turco, Italia e Turchia “collaboreranno per la costruzione di un gasdotto”.

Ma i colloqui non sono stati risolutivi per quanto riguarda il nodo dei giacimenti di gas Eni al largo di Cipro, dove il gruppo del cane a sei zampe lavora insieme ad altri grandi compagnie attorno al giacimento “Leviathan”, nonché il progetto del gasdotto Eastmed arenatosi proprio per l’opposizione turca. Troppo intricata anche per Mario Draghi la questione delle contese territoriali tra Ankara, Atene e Nicosia che per il momento bloccano lo sviluppo degli importanti progetti messi in cantiere.

Siglati nove accordi

Il vertice è culminato con la sigla da parte dei ministri italiani e dei loro omologhi turchi di nove accordi di cooperazione in materia di difesa, commercio, sicurezza, trasporti e cultura (qui l’approfondimento di Start Magazine in materia di difesa).

L’accordo in materia di difesa e il progetto Samp-t

Particolarmente rilevante è stata l’intesa sulla “protezione delle informazioni nell’industria della difesa”, finalizzata a garantire la sicurezza delle informazioni classificate scambiate nell’ambito delle attività di sviluppo industriale e approvvigionamento in campo militare.

Sullo fondo di questo specifico accordo c’è l’accelerazione in corso per l’ingresso della Turchia nel progetto italo-francese “Samp-t”, sistema di artiglieria tra i più moderni al mondo con una gittata sino a 100 chilometri.

Come hanno evidenziato al Corriere della Sera i diplomatici italiani che hanno seguito il dossier, l’ipotesi che Ankara si affianchi con le sue industrie a quelle di Parigi e Roma implica di “agganciare ancora di più la Turchia al sistema dell’Alleanza atlantica, significa integrare la sua industria militare con pezzi importanti del sistema industriale europeo, significa soprattutto indurla a rinunciare a comprare i propri sistemi antimissile da Mosca, un’anomalia assoluta per un Paese appartenente alla Nato”.

Nel testo dell’intesa si legge che “Ciascuna delle Parti si impegna a tutelare le informazioni classificate ricevute dall’altra Parte in base alla propria normativa nazionale di settore e trattare le informazioni acquisite applicando le misure di sicurezza previste dai rispettivi ordinamenti, vietando la cessione di informazioni classificate a terzi senza previo consenso della controparte (…) L’Accordo definisce inoltre le modalità di riproduzione, traduzione e distruzione delle informazioni classificate, oltre alle procedure per lo scambio di visite tra le Parti o tra imprese sotto la loro giurisdizione che comportino l’accesso ad informazioni classificate. Con riferimento alle misure di protezione dei dati personali, la normativa di settore del Comparto sicurezza non richiede la previa acquisizione di adeguate garanzie in caso di trasferimento di tali dati verso Paesi Terzi ritenuti ‘non adeguati’, ossia non appartenenti all’Unione Europea o allo Spazio economico europeo”.

Il Protocollo sulle piccole e medie imprese

Molto importante anche il “Protocollo d’intesa su micro-piccole e medie imprese”, Proposto dal Mise e composto da dieci articoli, il protocollo, come scrive Fanpage.it, “ha lo scopo di contribuire allo sviluppo economico e alla cooperazione commerciale bilaterale, approfondendo gli spazi di collaborazione tra le Micro-piccole e medio Imprese italiane e turche, potenziandone al contempo la competitività nei mercati globali.

A tal fine il Protocollo prevede, tra l’altro, la condivisione di informazioni, dati ed esperienze tra le imprese e l’organizzazione di viaggi di lavoro per incoraggiare le relazioni commerciali e la formazione di joint venture”.

Gli altri accordi

Alla firma dei ministri sono passati anche gli accordi sul reciproco riconoscimento delle patenti di guida, sulle consultazioni politiche tra i ministeri degli esteri, sulla cooperazione nella formazione tra la Farnesina e l’Accademia diplomatica di Ankara, sulla cooperazione nel campo della protezione civile, su quella nel campo dello sviluppo sostenibile e della cooperazione scientifica.

Il vertice del disgelo

Archiviato l’incidente del Sofagate, l’Italia e la Turchia reimboccano nuovamente la strada della cooperazione. Era stato lo stesso Draghi, d’altra parte, in occasione della sua dichiarazione su Erdogan dittatore a sottolineare che con certi Paesi bisogna pur sempre cooperare nel nome di interessi strategici condivisi.

Che Roma e Ankara non siano in sintonia su numerosi punti non lo scopriamo oggi. Tuttavia la Realpolitik impone di guardare oltre, e nel momento in cui la Russia minaccia la stabilità di mezzo mondo, Ankara si vede costretta a fare numerosi passi indietro, rispetto ai tempi in cui si proponeva come maggiore acquirente degli armamenti di Mosca e spudorato player indipendente in Medio Oriente e nel Mediterraneo.

Ma la mancata sintonia su un dossier strategico fondamentale come quello dei giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale dimostra che ci sono ancora passi avanti da fare prima che Turchia e Italia possano dirsi dalla stessa parte.

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