È già passato alla storia come un pesce d’aprile il summit virtuale Ue-Cina tenutosi proprio il 1° aprile a distanza di quasi un anno e mezzo dall’ultima volta in cui le due leadership si sono parlate a tu per tu.
L’agenda del videosummit
Convocato da Bruxelles, il vertice aveva in teoria un’agenda ricca, che comprendeva temi come il cambiamento climatico, la salute, la biodiversità e naturalmente l’eterno problema di trovare nuovi equilibri nelle relazioni commerciali reciproche.
Ma l’evento in realtà è stato monopolizzato dalla guerra in Ucraina e dalle preoccupazioni dell’Europa circa un possibile sostegno di Pechino all’economia e agli sforzi bellici della Russia nel momento in cui l’intero Occidente cerca di creare con le sanzioni un cordone sanitario intorno a Mosca.
La guerra in Ucraina e l’abisso tra le due posizioni
Ma, sull’aggressione della Russia, come del resto su quasi tutti i punti salienti della relazione bilaterale, Cina ed Europa viaggiano a distanze siderali, con la prima che persiste nel rifiutarsi di definire quella guerra con il suo nome e nello scaricarne le responsabilità sulle tensioni create da Stati Uniti e Nato che attenterebbero alla sicurezza di Mosca.
Il vertice del 1° aprile non ha fatto altro che sigillare l’abisso tra le due posizioni, ben visibile nelle parole e nelle dichiarazioni usate dai suoi partecipanti, rappresentati rispettivamente dalla terna von der Leyen-Michel-Borrel e dalla coppia formata dal premier cinese Li Keqiang, protagonista della sessione del mattino, e dal presidente Xi Jinping collegatosi nel pomeriggio.
Le parole di von der Leyen e Michel
“Abbiamo reso molto chiaro alla Cina”, ha spiegato dopo il summit la presidente della Commissione, “che non dovrebbe interferire con le nostre sanzioni”. In caso contrario, secondo von der Leyen, ne deriverebbe un “enorme danno reputazionale” per Pechino.
Dal canto suo, il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ha riferito nella successiva conferenza stampa di aver esortato la Cina a “non chiudere un occhio di fronte alla violazione del diritto internazionale da parte della Russia”. Ribadendo poi il concetto espresso dalla von der Leyen, Michel ha inoltre chiarito al suo interlocutore Keqiang che “ogni tentativo di eludere le sanzioni alla Russia o di prestarle aiuto prolungherebbe la guerra che non è nell’interesse di lungo termine di nessuno”.
La posizione intransigente di Pechino
Alle parole niente affatto sibilline dei leader europei è corrisposto, da parte cinese, un atteggiamento perfettamente uguale e contrario.
La Cina, ha chiarito Keqiang, si oppone a “prendere posizione” e non auspica affatto la “divisione in blocchi” del mondo. Se il tema è la pace in Ucraina, ha aggiunto il premier, la Cina non si asterrà dal fare la sua parte, ma “a modo suo”.
Se la speranza dell’Ue era quella di mettere all’angolo la Repubblica popolare persuadendola a schierarsi con un continente che rappresenta un quarto degli scambi commerciali globali della Cina, contro appena il 2,4% della Russia, essa si è infranta contro l’inflessibilità di chi, al contrario dell’Europa, vede nella Russia di Putin un partner strategico.
Le considerazioni di Xi
Giocando sul consueto filo dell’ambiguità linguistica, il presidente Xi – sulla cui posizione espressa alle controparti europee si dispone dell’ampio resoconto fornito all’agenzia Xinhua – ha formulato anzitutto un concetto già espresso da Pechino in altre sedi: la Cina “sta sempre dalla parte della pace” e, inoltre, “sostiene gli sforzi dell’Ue per un accordo politico sul tema dell’Ucraina”.
Ma, se si tratta effettivamente di “incoraggiare la pace”, la Repubblica Popolare farà “a modo suo”, ha sottolineato Xi, riproponendo l’identica formula del suo premier.
Ciò significa rifiutarsi di avallare le manovre dell’Occidente che, con la sua politica di isolamento della Russia basata su sanzioni sempre più stringenti, starebbe aggravando la crisi anziché contribuire a risolverla.
“La comunità internazionale” – è il Xi pensiero come rilanciato da Xinhua – “dovrebbe creare le condizioni e un ambiente favorevole al negoziato tra Russia e Ucraina … piuttosto che aggiungere benzina sul fuoco e aggravare le tensioni”.
Sanzioni? La medicina sbagliata
Altro che sanzioni, ha sottolineato Xi, definendole come “la medicina sbagliata” con cui, per via dei riverberi sull’economia globale, si sta destabilizzando il mondo, tenuto “in ostaggio” dall’agenda della Nato e degli Usa.
Tutta colpa della Nato
Ancora una volta si sottolinea che il vero responsabile della guerra non è chi l’ha scatenata ma chi ne ha creato i presupposti con mosse sconsiderate come l’allargamento della Nato a Est.
“La radice della crisi ucraina”, è ancora Xi a parlare, “sono le tensioni nella sicurezza regionale in Europa che si sono accumulate negli anni”. Ecco perché “la soluzione fondamentale è quella di recepire le legittime preoccupazioni di sicurezza di tutte le parti interessate”, frase in codice per dire che l’Occidente deve fare non uno ma cento passi indietro nel suo scontro con la Russia.
Un pesce d’aprile?
L’espressione non è nostra ma del quotidiano Politico, che alla vigilia del vertice annotava tutti i punti di disaccordo che rendono al momento teso come una corda il rapporto tra i due mondi. La guerra in Ucraina non fa altro che aggiungersi alla lunga lista di temi sui quali le posizioni sono non solo divergenti ma di scontro aperto.
Forse, per il primo importante confronto apicale tra i due blocchi economici, si doveva scegliere un’altra data.