Macron e Merkel stanno studiando come muovere guerra in un colpo solo agli Stati Uniti di Trump, ai colossi del GAFA (Google-Amazon-Facebook-Apple), ai loro rivali cinesi (da Baidu ad Alibaba passando per Tencent) fino alla stessa Cina di Xi. Che cosa emerge dalla bozza di documento Ue svelato da “Politico”
Non è ancora in carica, ma la Commissione europea che Emmanuel Macron e Angela Merkel hanno voluto fosse guidata da Ursula von der Leyen sta già studiando come muovere guerra in un colpo solo agli Stati Uniti di Trump, ai colossi del GAFA (Google-Amazon-Facebook-Apple), ai loro rivali cinesi (da Baidu ad Alibaba passando per Tencent) fino alla stessa Cina di Xi.
La rivelazione è di Politico, che ha messo gli occhi su un documento di 173 pagine che, redatto dagli alti papaveri dell’Unione, conterrebbe i piani bellicosi che l’organo esecutivo dell’Ue potrebbe far scattare quando, il prossimo 1 novembre, sarà nel pieno delle sue funzioni.
La prima mossa di Ursula che potrebbe materializzarsi ha a che fare coi dazi trumpiani, che tante tribolazioni hanno provocato in Europa negli ultimi due anni. Ebbene, se il documento visionato da Politico sarà portato ai voti e approvato, il risultato sarà che l’Europa si troverà a disposizione un’arma con cui rispondere a tono ai fatti compiuti, e alle minacce, dell’amministrazione Trump.
L’Ue darebbe vita infatti ad una “Enforcement Regulation” che le consentirebbe di elevare a propria volta dazi contro gli Usa. Il piano è per ora solo virtuale, ma scatterebbe qualora il governo Usa riuscisse – com’è nei suoi intenti da tempo – ad esautorare del tutto la WTO, inducendo a quel punto l’Ue ad affidarsi a un meccanismo tutto interno con cui replicare, secondo la classica logica del colpo su colpo, ad eventuali offensive trumpiane.
Se già questa mossa vi ha fatto saltare sulla sedia, preparatevi alla seconda. Stando sempre a Politico, l’Ue potrebbe dare vita ad un “European Future Fund” che, forte di un’iniezione di liquidità di più di cento miliardi di dollari, avrebbe il mandato di investire nella creazione di campioni industriali europei in quei settori strategici ad alto contenuto tecnologico in cui il Vecchio Continente soffre maggiormente la competizione di Usa e Cina.
I soldi con cui Bruxelles farebbe incetta di azioni ed equity di aziende europee chiamate al difficile compito di sfidare i rivali di Washington e Pechino verrebbero procurati, spiega Politico, attraverso lo storno di parte dei fondi che l’attuale budget Ue destina al venture capital, alla ricerca scientifica e allo sviluppo regionale.
Se anche questa mossa vi pare ardita, è giusto che sappiate che ve ne è una terza e di non minor conto. Secondo Politico, la Commissione ha intenzione di affrontare di petto il tema spinoso dei sussidi che Pechino concede alle sue aziende che partecipano agli appalti Ue, violando un principio basilare dell’economia di mercato ma soprattutto distorcendo l’intero meccanismo a tutto svantaggio delle aziende del Vecchio Continente.
Una distorsione che, se teniamo fede al documento visto da Politico, sarà risolta alla radice ricorrendo ad una soluzione che farà senz’altro storcere il naso ai puristi del liberalismo economico ma anche ringalluzzire i sovranisti di tutte le risme: dare il via libera ai governi nazionali affinché siano loro stessi a sussidiare le proprie imprese, tutelandole così – è il ragionamento fatto dagli estensori del documento – da una concorrenza cinese sleale oltre che potenzialmente esiziale per interi settori economici interni.
L’ultima bordata che dovrebbe partire da Bruxelles andrà infine in direzione di uno dei santuari della new economy a stelle e strisce: la galassia dei social network. Politico ci informa infatti che, nella seconda metà dell’anno prossimo, la Commissione metterà in piedi una regolamentazione del settore che si annuncia molto stringente. Si parla addirittura di obbligare i gestori delle piattaforme a rispondere dei contenuti pubblicati nei loro spazi, nonché di nuove norme sugli annunci pubblicitari improntate alla massima trasparenza.
Nell’informarci di tutto ciò, Politico si premura di precisare che questi sono i disegni di Francia e Germania. Che, con la Gran Bretagna con un piede e mezzo fuori dell’uscio, avranno più di qualche probabilità di trasformarsi in policy. Il risultato, avverte Politico, è che l’economia mondiale – tra mattane di Trump, calcoli spregiudicati cinesi, e impuntature d’orgoglio europee – è ormai sottoposta alla più implacabile, ma qualcuno direbbe scoraggiante, “legge della giungla”.