L’espulsione di Sofiane Mezerreg, ex imam di due moschee udinesi, mette a nudo due verità ben note a chi conosce le modalità del radicamento dell’islam in Europa: l’attecchire di versioni oltranziste di questa religione e il tentativo, da parte di alcuni presunti leader, di indottrinare in questo senso i fedeli. La gravità dell’episodio sta nel fatto che coinvolge una fascia delicata come i minori, cui si insegna che la musica, ossia ciò che riteniamo un collante dell’intera gioventù, è peccato. Come precisano gli investigatori, questo elemento tradisce l’adesione dell’imam al salafismo, una corrente dell’islam che si fa strada all’insegna di due caratteristiche: il desiderio di emulare lo stile di vita di Maometto e dei suoi compagni (salaf), ossia di una comunità risalente al VII secolo, e la volontà di contrastare ogni contaminazione con la cultura occidentale, considerata una minaccia alla purezza identitaria cara ai salafiti. Il salafismo rappresenta dunque una forma di iper-fondamentalismo che, al di là del prescrivere una lunga serie di tabù, è indissociabile con l’ostilità nei confronti della società in cui i musulmani di casa nostra dovrebbero convivere. Optare per un provvedimento nei confronti del predicatore salafita riflette così la volontà di impedire all’integrazione degli immigrati di prendere la strada sbagliata: incentivarli a non inserirsi pienamente nel contesto sociale, perché di questo contesto si rigettano tratti centrali e ampiamente condivisi come la coltivazione di un’arte, preconizza infatti la nascita di una società balcanizzata al cui interno i rapporti tra i gruppi differenti per fede o cultura stenteranno a svilupparsi. Al ragionamento non è inoltre estraneo un altro ordine di considerazioni: la frattura della società per linee etnoculturali e religiose può rappresentare l’anticamera di fenomeni che investono anche i piani della sicurezza e dell’ordine pubblico. Quando ai bambini insegni che le strette di mano tra uomini e donne sono proibite, o delegittimi l’autorità di un’insegnante di sesso femminile – due pilastri della predicazione salafita – non solo la convivenza è pregiudicata alla radice, ma si possono favorire comportamenti incompatibili coi principi che definiscono la nostra cornice legale, violenza inclusa. Se a ciò aggiungiamo l’animosità fomentata dall’islam radicale nei confronti delle altre religioni, si comprenderà una delle preoccupazioni delle autorità italiane ed europee, consce dell’incremento sia dei fermenti che possono condurre al terrorismo, sia degli episodi di antisemitismo. Queste osservazioni non sarebbero complete se non si precisasse che il salafismo è sì una forza emergente in Europa, ma non l’unica. All’interno del mondo islamico vi è chi si sta adoperando per dare forma a una religione compatibile coi principi e valori condivisi da tutte le civiltà. Ostacolare chi rema contro questo tentativo deve dunque accompagnarsi al sostegno di chi si sta muovendo nella direzione opposta e, potremmo aggiungere, più appropriata.
È grave quando l’oltranzismo religioso coinvolge i minori
Pubblicato il 03/10/2015 - Messaggero Veneto
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