COVID-19. Parla Kissinger
Come accade regolarmente ormai da decenni, quando l’America è alle prese con un problema globale c’è sempre qualcuno che aspetta l’editoriale di un uomo che ha guidato la superpotenza a stelle e strisce in uno dei momenti più delicati della sua storia.
Stiamo parlando ovviamente di Henry Kissinger, che ha scelto il Wall Street Journal per lanciare il suo messaggio agli Usa e al mondo attanagliati dal Covid-19.
Si intitola “La pandemia da Coronavirus cambierà per sempre l’ordine mondiale” il pezzo che l’ex Segretario di Stato e Consigliere per la Sicurezza Nazionale alla bellezza di 96 anni ha scritto per il quotidiano di Murdoch che lo ha pubblicato con il sottotitolo: “Gli Stati Uniti devono proteggere i propri cittadini mentre avviano la missione urgente di pianificare una nuova epoca”.
E non poteva che essere questo il taglio scelto dall’autore di un saggio tradotto in italiano con il titolo “Ordine mondiale”.
Raffinato studioso dell’arte diplomatica e cultore della storia dell’Europa alle prese con la ricostruzione dell’ordine continentale dopo i tumulti napoleonici, l’u0mo che accompagnò Richard Nixon in Cina ad incontrare per la prima volta Mao Zedong si dice convinto, nel suo editoriale, che “quando la pandemia sarà finita, in molti paesi si penserà che le istituzioni hanno fallito”.
Fallito perché, proprio rischia di accadere negli Usa, non solo non sono riuscite ad arrestare il contagio, ma stanno dissipando con comportamenti ai limiti dell’illogicità il bene più prezioso: “la fiducia nella capacità degli americani di autogovernarsi”.
Crisi della democrazia, dunque, ma anche crisi di un ordine globale sfidato da un fattore imprevisto che approfitta proprio della apertura strutturale del mondo contemporaneo trasformandola in una debolezza e, dunque, in una mina posta a fondamenta di tutto l’edificio.
Ecco perché Kissinger si dice convinto che, in parallelo alla lotta sanitaria, si deve lanciare urgentente una missione: favorire la “transizione all’ordine (mondiale) post-Coronavirus”.
Ignorare questo compito sarebbe esiziale e imperd0nabile, sott0linea Kissinger. Si innescherebbe infatti una “ritirata globale” – con ogni paese rinchiuso nel suo recinto a coltivare diffidenza se non rancore nei confronti dei vicini – che provocherebbe “la distruzione del contratto sociale sia a livello interno che internazionale”.
Ecco la conclusione dell’editoriale:
We went on from the Battle of the Bulge [1944-45] into a world of growing prosperity and enhanced human dignity. Now, we live an epochal period. The historic challenge for leaders is to manage the crisis while building the future. Failure could set the world on fire.