È una sindrome preoccupante, quella in azione nelle scuole italiane. Dove si rimuovono i riferimenti cristiani per non turbare la sensibilità degli allievi di altre religioni. Chiamiamolo scrupolo multiculturale. Manifestazione eclatante di quel politicamente corretto che imperversa da tre decenni nel mondo occidentale e che, più recentemente, si è affacciato anche in Italia. L’ultimo caso – l’insegnante di Zoppola che cassa la parola Gesù da una canzoncina natalizia, sostituendola con Perù – arriva a ridosso della polemica sul presepe, simbolo cristiano per eccellenza che, secondo alcuni, non sarebbe opportuno allestire nelle scuole. La convinzione che il Sacro debba restare fuori dalle aule, per non discriminare nessuno, è figlia di un tempo in cui la religione è aggredita da ogni parte. Non necessariamente i suoi detrattori sono animati da ostilità al cristianesimo. A guidare le loro scelte c’è il legittimo desiderio di rendere la scuola un ambiente accogliente per tutti. In un’era in cui la popolazione scolastica straniera supera le due cifre, è logico che le istituzioni approntino aggiustamenti atti a non far sentire nessuno fuori luogo. Ma siamo sicuri che la presenza di un crocifisso, o far imparare ai bambini una nenia cristiana, renda la scuola un ambiente ostile nei confronti di chi prega Allah? Gli studenti musulmani sono perfettamente consapevoli di vivere in un paese dalle radici cristiane, così come sanno che la terra dei loro genitori è musulmana. Alterare questa realtà, generandone una artificiale, depauperata dei suoi riferimenti culturali, è operazione pericolosa, controversa e ingiustificata. Per evitare di offendere una minoranza, si finisce per offendere la maggioranza, che alle tradizioni è ancora attaccata, nonostante il secolarismo arrembante. Che vantaggio si ricava dal manipolare la cultura che ci circonda, per generarne una ideale che nel mondo non esiste? Apriamo una carta geografica, e scopriremo che non vi è, in tutto il pianeta, un solo paese che non sia identificabile con un ceppo culturale e con una tradizione religiosa. Ci sono, certo, nazioni dove il multiculturalismo – l’ideologia ufficiale della società multietnica – ha fatto passi da gigante, e dove si sono studiati numerosi accomodamenti per far sì che le minoranze non si sentano discriminate. Ma in nessun caso, quest’opera di sistemazione ha comportato lo sradicamento di qualcuno, tanto meno della maggioranza. In America, nazione multiculturale per antonomasia, lo spirito del Natale è pienamente in auge, e contagia tutti. Perché gli americani, indistintamente, sanno che un mondo senza religione è un mondo più povero. Piuttosto che accanirsi su una singola tradizione, si pensi piuttosto ad aprire la mente dei ragazzi insegnando loro la varietà culturale che contraddistingue il mondo. Piuttosto che cancellare Cristo, si faccia spazio a Maometto. Se fatto con il dovuto equilibrio, e con il rispetto che è richiesto, questa operazione non darà fastidio a nessuno, e avrà reso un ottimo servizio agli alunni. Che vanno a scuola per apprendere, non per disimparare.
Così si offende la maggioranza
Pubblicato il 31/12/2017 - Messaggero Veneto
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