“Una febbre le cui cause non sono state identificate si è diffusa esplosivamente in tutta la nazione dalla fine di aprile”. Nonostante i residui di linguaggio criptico, il comunicato diramato venerdì dall’agenzia di stampa governativa della Corea del Nord Kcna e riportato dalla Cnn non lascia adito a dubbi: anche il regno eremita, malgrado l’isolamento e la chiusura dei confini, è stato raggiunto dal flagello Omicron.
L’emergenza
C’è almeno una vittima ufficiale della subvariante BA.2 sulle sei ammesse dalla Kcna, che offre anche altre cifre rivelatrici: almeno 350 mila le persone con sintomi di febbre registrati da aprile, di cui 18 mila nella sola giornata di giovedì; 187 mila invece i cittadini attualmente in quarantena.
Tanto è bastato per dichiarare lo stato di massima emergenza e chiudere l’intero Paese in lockdown, con l’ordine, riferisce il New York Times, di “isolare ogni unità lavorativa, produttiva e residenziale dalle altre”.
L’inutile chiusura ermetica
“Come molti altri dati della Corea del Nord, queste cifre (della Kcna) sono da prendere con le pinze” dichiara al New York Times Ahn Kyung-su, membro della rete di DPRKHealth.org che associa vari esperti di salute pubblica che studiano la Corea del Nord. “Ma ciò che è chiaro è che in Corea del Nord c’è il fenomeno Covid, e che, nel pubblicizzare quei dati, la Corea del Nord sembra voler mandare segnali che mostrano come essa sia finalmente pronta ad accettare aiuti esterni in materia di lotta al Covid”.
Fino a giovedì, infatti, la Corea del Nord si considerava immune dalla piaga pandemica, avendo persino rifiutato le donazioni internazionali di vaccini e attrezzature sanitarie che pur le sarebbero spettate di diritto nell’ambito del meccanismo di Covax. Ma né l’orgoglio nazionale né l’autarchia hanno potuto nulla dinanzi a Omicron.
La prima mascherina di Kim
Che il paese si appresti ad affrontare una lunga e drammatica emergenza sanitaria lo fanno capire anche le immagini della Tv di stato che venerdì hanno mostrato per la prima volta Kim Jong-un con indosso la mascherina chirurgica intento a visitare il Quartier generale del Centro Nazionale per il controllo delle malattie infettive:
Come da manuale della perfetta dittatura, Kim ha approfittato della visita per rampognare i funzionari sanitari affermando che, riporta ancora il Nyt, la diffusione della misteriosa febbre “mostra che ci sono punti vulnerabili nel sistema di prevenzione delle epidemie”.
Ma anche l’ultimo erede della dinastia al potere ininterrottamente dalla fine della seconda guerra mondiale non è esente da critiche. La propagazione di Omicron potrebbe infatti essere stata favorita, secondo l’Associated Press, dalla grande parata militare dello scorso 25 aprile in occasione della quale lo stesso Kim aveva tenuto un discorso davanti a un pubblico di decine di migliaia di persone.
Tragedia in fieri?
“Siamo nelle fasi iniziali della diffusione di una vasta tragedia umana … La natura e le proporzioni della malattia, dei morti e della fame potranno essere valutate solo molto più tardi”, commenta Lee Sung-yoon, esperto di Corea del Nord alla Fletcher School della Tufts University.
Omicron colpisce ora un Paese dalle strutture sanitarie disastrate e afflitto da una cronica carenza di test, per non parlare dell’assoluta inadeguatezza delle terapie intensive e della malnutrizione patita da una fetta non irrilevante della popolazione. Inoltre, a differenza che altrove, la stragrande maggioranza dei nordcoreani non è vaccinata.
Tutto ciò lascia intuire come il Covid potrebbe provocare una catastrofe economica e umanitaria in una nazione che paga altissimo il costo delle sanzioni internazionali introdotte a causa del suo programma nucleare e balistico e che due anni fa, proprio per chiudersi ermeticamente e schermarsi così dalla pandemia ha chiuso i propri valichi con la Cina recidendo l’unica arteria rimasta vitale per i suoi commerci.
L’appello e la provocazione
“La comunità internazionale – è l’appello disperato di Lina Yoon, ricercatrice sudcoreana di Human Rights Watch – dovrebbe mettere a disposizione farmaci per i sintomi da Covid-19, antivirali, vaccini e l’infrastruttura necessaria per la conservazione dei vaccini, inclusi frighi, generatori e gasolio”.
Proprio quando è a un passo dall’essere in ginocchio, la Corea del Nord non rinuncia alle sue consuete pose marziali, lanciando – nel 16.mo test balistico di questo 2022 – tre missili a corto raggio da una zona vicina a Pyongyang in direzione del mare al largo della sua costa orientale.
Pronta la condanna da parte del neoinsediato presidente della Corea del Sud Yoon Suk-yeol che, pur accusando il Paese confinante di “doppiezza” poiché indulge in provocazioni militari proprio mentre è alle prese con la bomba Omicron, si è detto disponibile a fornire tutto il supporto necessario per contenere gli effetti della pandemia.
Toni duri anche da Washington dove la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha parlato di una Corea del Nord che “distoglie risorse per realizzare i suoi programmi illegali nucleare e balistico” e negato che gli Usa siano in qualsiasi forma pronti a togliere dai guai Kim.