Dopo le lettere d’intenti firmate la settimana scorsa da American Airlines, Frontier, Hawaiaan, Sky West e Spirit, altre 5 compagnie – Alaska Airlines, Delta, JetBlue Airways, United e Southwest Airlines – hanno deciso di fare altrettanto e di accedere al piano di prestiti federali
Il governo federale Usa prosegue con gli aiuti all’economia ferita dal Covid e, dopo i prestiti concessi la settimana scorsa a quattro compagnie aeree, sceglie per la seconda volta di sostenere il settore cruciale del trasporto aereo.
Dopo le lettere d’intenti firmate la settimana scorsa da American Airlines, Frontier, Hawaiaan, Sky West e Spirit, altre cinque compagnie – Alaska Airlines, Delta, JetBlue Airways, United e Southwest Airlines – hanno deciso di fare altrettanto e di accedere al piano di prestiti federali istituito l’aprile scorso con il varo da parte del Congresso del maxi pacchetto di stimolo da 2,2 trilioni di dollari.
Entro quel pacchetto era compreso un fondo da 25 miliardi di dollari destinato specificamente a prestiti per il comparto, che non solo è uno dei più colpiti dalla pandemia ma continua a patirne le conseguenze a causa delle nuove ondate del virus e delle conseguenti nuove restrizioni ai trasporti varati dagli Stati nelle ultime settimane.
Nel governo è stato il Segretario al Tesoro Steven Mnuchin a seguire con assiduità il dossier: lui il regista dell’operazione, tanto di ieri tanto della settimana scorsa, che ha portato ad avere in questo momento tutte le major del trasporto aereo almeno temporaneamente sotto l’ombrello dello Stato.
“Le principali compagnie aeree Usa” – sono state le parole ieri di una nota del Dipartimento presieduto da Mnuchin – “giocano un ruolo vitale nella nostra economia e sono critiche per il commercio interno ed internazionale nonché per il commercio”. Ma sono anche, ha aggiunto il Dipartimento, “tra le aziende più colpite dalle interruzioni all’attività economica e sociale causata dalla pandemia”.
Come nella scorsa occasione, il Dipartimento del Tesoro non ha rivelato i termini e l’ammontare dei singoli prestiti, che le compagnie hanno tempo fino al 30 settembre per accettare.
Delta ha già fatto sapere di voler chiedere un prestito di 4,6 miliardi di dollari, mentre la rivale United ha in animo di chiedere al Tesoro circa 4,5 miliardi.
Quando diverranno operativi, i prestiti porteranno una boccata d’ossigeno ad un comparto che sta patendo le più severe pene anche a causa delle nuove chiusure ordinate dai governatori e dalla loro decisione di restringere fortemente la mobilità interna agli Stati Uniti per scongiurare nuovi picchi di contagi.
La settimana scorsa United ha reso noto che la domanda per i suoi servizi si era “appiattita” dopo le nuove emergenze, mentre Delta ha fatto sapere che le prenotazioni nel suo principale hub di Newark sono scese dell’84% rispetto al livello dell’anno scorso e che taglierà drasticamente il numero di voli programmati.
In questa situazione di crisi già conclamata i prestiti federali intervengono come un toccasana che però potrebbe non impedire gli scenari peggiori soprattutto per i dipendenti, tutti fortemente a rischio esubero.
È per questo motivo che le maggiori sigle del sindacato ieri hanno fatto appello al Congresso affinché prolunghi le misure di sostegno all’occupazione4 decise nel pacchetto anti-stimolo, che oltre a generosi trattamenti per la disoccupazione comprendevano misure che limitavano la libertà delle aziende – previe generose iniezioni di liquidità – di disfarsi della propria forza lavoro.