In America i fondi del pacchetto di aiuti anti Covid-19 sono quasi finiti, ma al momento manca l’accordo per un bis. Tutti i dettagli
Come dimostrano gli ultimi dati sulla disoccupazione salita al 14,7%, con più di 20 milioni di posti di lavoro persi nel mese di aprile, l’economia Usa continua a boccheggiare a causa del Covid-19.
E i soldi – tantissimi soldi – erogati alla fine di marzo per soccorrere i cittadini e la corporate America in difficoltà dal maxi pacchetto di stimolo del Congresso chiamato CARES sono ormai agli sgoccioli.
È stato niente meno che lo stesso Segretario al Tesoro Steven Mnuchin ad ammettere ai microfoni di CBS che le provvidenze di CARES sono state studiate per portare sollievo agli americani per non più di dieci settimane. Questo significa che molto presto, ossia il 5 giugno, i cittadini Usa rimarranno senza alcuna ciambella di salvataggio.
Per i più sfortunati, peraltro, il risveglio potrebbe palesarsi prima: il programma Paycheck Protection Program (PPP) che eroga prestiti alle aziende affinché onorino le buste paga dei lavoratori ha una durata di otto settimane. A questo ritmo, dunque, i fondi saranno esauriti alla fine di maggio.
E per quanto, in un successivo intervento, il programma sia stato rifinanziato, le nuove regole escludono dai beneficiari la gran parte delle imprese piccole e piccolissime.
Non va meglio ai privati cittadini cui era stato destinato un assegno una tantum da 1.200 dollari. Anche questo programma era stato studiato per permettere ai cittadini di sopravvivere ai lockdown al massimo per un mese, tempo che è stato abbondantemente superato in alcuni Stati già entrati nel secondo mese di restrizioni.
Gli unici a non piangere sono i disoccupati, per i quali gli ammortizzatori sociali allestiti nel pacchetto CARES non dovrebbero scadere prima del 31 luglio.
Di fronte a questa situazione, si moltiplicano gli appelli per un nuovo massiccio intervento pubblico. Il problema è che a Washington la politica, ben lungi dal compattarsi come nelle settimane precedenti per affrontare all’unisono questa nuova fase dell’emergenza, è fatalmente divisa per linee partisan sulla questione.
A detta di Axios, che ha riepilogato le posizioni in merito dei partiti, la leadership repubblicana è fermamente contraria ad erogare nuovi aiuti a pioggia anche solo per colmare le lacune delle norme precedenti. Nel quartier generale dell’Elefantino si tende a ritenere più opportuno attendere il totale esaurimento dei fondi di CARES e valutarne gli effetti prodotti.
La posizione repubblicana è dunque che solo dopo aver maturato un’idea chiara dell’impatto del precedente pacchetto si potrà lavorare sul prossimo. Inoltre, se e quando quest’ultimo entrerà in pista, dovrà concentrarsi sulla ripresa a lungo termine più che sul soccorso estemporaneo di cittadini e imprese in difficoltà.
In casa Dem, al contrario, prevale ancora l’inquietudine per lo stato di sofferenza delle famiglie private di un reddito, degli Stati e delle autorità locali senza più prelievo fiscale per sorreggere le proprie attività, e dell’industria sanitaria ancora sotto pressione per una pandemia che non ha smesso di mordere.
È per questo motivo che il partito ha stilato in completa solitudine – senza consultarsi dunque né con l’establishment repubblicano a Capitol Hill né con la Casa Bianca – la bozza di un nuovo pacchetto di aiuti dotato di un fondo superiore a 1,2 trilioni di dollari.
La bozza, che secondo Axios subirà ancora numerosi rimaneggiamenti, dovrebbe allocare nuovi soldi pubblici a favore di più soggetti, vale a dire:
- Stati e governi locali, cui dovrebbe andare il grosso della torta (circa 1 trilione);
- ospedali e strutture sanitarie, con il vincolo di destinare parte dei fondi ad un programma massiccio di test sul Covid-19;
- il Servizio Postale (25 miliardi);
- i cittadini americani, destinatari di ulteriori pagamenti diretti;
- lavoratori precari e working poors, con l’obiettivo di rimpolparne i programmi per l’assistenza medica, la disoccupazione e i buoni pasto.
Vista la composizione dei provvedimenti democratici, le possibilità che la controparte li prenda in considerazione sono quanto mai scarse. I Repubblicani, d’altra parte, hanno già segnalato che non voteranno alcuna norma che non includa una qualche forma di sollievo per le imprese dai debiti accumulati in questo periodo. E la Casa Bianca, dal canto suo, è pronta a dare il suo ok solo se la legge conterrà un sostanzioso taglio delle tasse che gode del massimo favore da parte del presidente Trump.
Ma si tratta di condizioni alle quali il partito di Pelosi e Biden ha già detto di essere indisponibile.
Tutto lascia credere, dunque, che la settimana che si apre oggi si consumerà tra conciliaboli, mail e telefonate al fine di avvicinare posizioni al momento molto distante sugli aiuti. Altra cosa è scommettere che alla fine si raggiungerà la quadra, se anche Axios scrive che la sola cosa che renderebbe possibile un simile scenario è la volontà dei parlamentari – e della scalpitante Nancy Pelosi in particolare – di dimostrare che sotto la cupola del Campidoglio si continua a lavorare.