La Cina di Xi cerca di non perdere i legami economici e commerciali avviati con la Bielorussia grazie a Lukashenko. Fatti e approfondimenti
In Bielorussia il popolo non molla.
Ad oltre una settimana dalla contestata sesta rielezione “bulgara” di Alexander Lukashenko, l’opposizione è scesa di nuovo in piazza a Minsk per sfidare il “babbo” in quella che è stata presentata come “Marcia per la libertà”.
OPPOSIZIONE DI NUOVO IN PIAZZA A MINSK E NEL RESTO DEL PAESE
Sempre ieri nella capitale migliaia di persone hanno partecipato ai funerali del manifestante d’opposizione Alexander Taraikovsky, ucciso negli scontri con la polizia lunedì scorso, funerale che si è trasformato in pacifica manifestazione di protesta.
Nella stessa Minsk tuttavia si aggiravano anche manifestanti pro-Lukashenko che hanno tentato di improvvisare delle contromanifestazioni, mentre su Twitter circolavano immagini di pullman di presunti sostenitori del presidente convogliati verso la capitale.
LUKASHENKO GIURA CHE PUTIN FORNIRA’ PIENA ASSISTENZA AL PAESE
Quanto a Lukashenko, ieri ha rivolto un appello al presidente russo, Vladimir Putin: «Siamo giunti a un accordo con lui e come da noi richiesto ci sarà fornita piena assistenza per garantire la sicurezza della Bielorussia», ha assicurato in serata il leader bielorusso.
LA PREOCCUPAZIONE DI DIRIGENTI E ANALISTI CINESI
Questa situazione preoccupa molto l’Europa ma non solo. A guardare con inquietudine ai fatti in Bielorussia sono, secondo il South China Morning Post, anche dirigenti e analisti cinesi, i quali temono il possibile deteriorarsi di una cooperazione che negli ultimi anni della presidenza di Liukashenko era sbocciata e si era manifestata anche con l’entusiastica adesione al progetto madre della Cina di Xi-Jinping, la Belt & Road Initiative.
I LEGAMI ECONOMICI CINA-BIELORUSSIA SI SONO INTENSIFICATI NEGLI ULTIMI ANNI
A testimoniare i rapporti sempre più stretti tra Cina e Bielorussia, coltivati da Lukashenko anche per controbilanciare la pesante influenza del vicino russo, ci sono i dati dell’interscambio commerciale, che nel 2018 è cresciuto del 58% rispetto all’anno precedente raggiungendo quota 2,7 miliardi.
Ma il legame economico tra i due paesi si manifesta anche nel più classico modo con cui a Pechino si tendono a condurre gli affari, vale a dire con una linea di credito di 7 miliardi concessa a Minsk quattro anni fa.
È tutto questo che rischia di evaporare se le cose si mettessero male a Minsk e si verificasse un cambio di regime sfavorevole a Pechino.
UN CAMBIO DI GOVERNO RISCHIA DI SPINGERE VERSO OVEST LA BIELORUSSIA
“Se noi vediamo un cambio di governo in favore dell’opposizione”, spiega ad esempio Marc Lanteigne, professore associato di scienze politiche all’Università di Tromsø in Norvegia, “questo potrebbe causare dei problemi ai progetti della Belt and Road, specialmente se il prossimo governo dovesse pendere di più verso Occidente”.
Si tratterebbe di un guaio serio, naturalmente, visto che la Bielorussia – continua ancora il prof. Lanteigne – “è considerata un importante componente (del progetto). È vista come potenziale via verso gli Stati Baltici e l’Europa Orientale”.
Tale è l’importanza della Bielorussia nella strategia di Pechino che la Cina, racconta ancora Lanteigne, “è stata molto attiva nell’interagire con il governo bielorusso per parlare di progetti che potessero essere inseriti nel piano”.
TRA I PROGETTI IN BILICO C’E LA “PERLA” DI XI: UN PARCO TECNOLOGICO DA 2 MILIARDI DI DOLLARI
Tra gli investimenti che a questo punto scricchiolano c’è anche quello più importante fatto dalla Cina in Bielorussia per la costruzione del Great Stone Industrial Park, un progetto industriale da 2 miliardi di dollari per realizzare un parco tecnologico all’avanguardia che lo stesso Xi Jinping ha avuto modo di definire la “perla” della Silk Road Economic Belt.
Quel che succede nel cuore dell’Europa insomma non turba solo i sonni degli eurocrati, ma anche quelli di chi, migliaia di chilometri più in là, ha puntato sulla Bielorussia come carta fondamentale nella propria strategia di penetrazione in Europa.
NON SPERATE IN PUTIN
Penetrazione che non sarebbe salvaguardata nemmeno se Vladimir Putin decidesse di intervenire per imporre un cambio di regime. Secondo alcuni analisti infatti lo Zar piazzerebbe alla testa del paese un uomo di sua fiducia che farebbe le pulci alle relazioni tra Bielorussia e Cina e soprattutto ai progetti della Via della Seta.