Tutte le tensioni nell’amministrazione Trump sul caso Ligado-5G, con i militari in subbuglio per la scelta del presidente Usa. L’approfondimento di Marco Orioles
Ora che il Pentagono ha alzato forte e chiara la voce contro la decisione della Federal Communication Commission di consentire a Ligado di realizzare una rete 5G in America, chissà se Donald Trump – gran sostenitore del progetto insieme al suo Segretario di Stato Mike Pompeo che lo considera addirittura “vitale per la nostra sicurezza nazionale” – avrà qualche ripensamento.
A quasi tre settimane dal giorno in cui la FCC ha approvato all’unanimità il progetto di Ligado di utilizzare lo spettro della banda L a 1,6 GHz per realizzare negli States una rete 5G terrestre a bassa potenza, ci ha pensato il Segretario alla Difesa Mark Esper a dare voce e autorevolezza alle numerose obiezioni avanzate da chi è convinto che la rete di Ligado sarà esiziale per il GPS e non è nell’interesse degli Usa.
La sortita del Pentagono si è dispiegata sotto la forma di una micidiale sequenza in tre mosse che appare strettamente coordinata con la Commissione Forze Armate del Senato dove ieri è andata in scena un’audizione sul caso Ligado che è suonata come un vero e proprio funerale.
L’audizione è arrivata dopo la lettera che qualche giorno prima – evidentemente per preparare il terreno – Esper aveva indirizzato al presidente della commissione Mark Inhofe per esprimergli la propria convinzione che il progetto di Ligado fosse destinato a “compromettere la sicurezza nazionale” e che gli Usa “meritassero un’alternativa migliore”.
Una missiva recapitata a interlocutori più che mai attenti a simili obiezioni, come dimostrato dall’editoriale pubblicato da un giornale specializzato pochi giorni fa e dove la firma dei membri della commissione guidata da Inhofe e di quella parallela della Camera è apparsa sotto un titolo eloquente: “La FCC e Ligado stanno mettendo a repentaglio il GPS e, con esso, la nostra economia e la sicurezza nazionale”.
Siccome poi, quando si tratta di far pesare la propria opinione, un passaggio nella grande stampa non guasta, ecco che ieri il Wall Street Journal ha ospitato un commento in cui Esper ha ricapitolato i nodi del dossier senza celare il proprio fermo dissensoi.
“Non ci sono prove che (Ligado) abbia una soluzione tecnicamente fattibile”, è stata la prima bordata a mezzo stampa di Esper, non meno micidiale di quella in cui, per ribadire la gravità del problema dell’interferenza con il GPS, è ricorso ad un esempio di senso comune (“È come se si tentasse di parlare con un amico mentre vi trovate entrambi ad un concerto rock accanto alle casse”).
Con queste premesse, l’audizione di ieri in Senato – soprattutto in virtù dell’assenza, tra gli invitati, di qualunque rappresentante di Ligado e della FCC – non poteva che essere destinata a trasformarsi in una gogna.
Espressione che calza a pennello sulle parole pronunciate ieri in audizione dai quattro uomini scelti da Esper per bocciare solennemente il 5G di Ligado: il sottosegretario Mike Griffin, il capo della U.S. Space Force Jay Raymond, l’ufficiale capo delle informazioni Dana Deasy e un ammiraglio della Guardia Costiera in pensione ma con competenze in materia di frequenze radio, Thad Allen.
Benché tutt’altro che sommario, ma argomentato in profondità e con dovizia di particolari tecnici, il processo a Ligado non ha comunque incontrato il consenso dell’intera commissione.
Si segnala, in particolare, l’irritazione del senatore della minoranza Tim Kaine che, rilevando l’assenza tanto di uomini di Ligado quanto della FCC, si è sentito in dovere di contestare l’approccio unilaterale dell’audizione.
E Kaine, in effetti, tutti i torti non ce li ha, visto che gli argomenti presentati in Commissione su Ligado erano tutti sfavorevoli a partire dal discorso con cui il presidente Inhofe ha definito “frettolosa” la decisione della FCC e accusato i suoi componenti di averla presa in combutta “con un pugno di persone potenti” e per giunta mentre “il mondo era distratto” dall’emergenza Covid-19.
Ma se la missione dell’audizione di ieri era mettere in pessima luce Ligado e la FCC, la sostanza usata per perseguirla non è stata la politica, ma gli argomenti tecnici presentati dai relatori per dimostrare i problemi insormontabili insiti nel progetto.
“Alla luce dell’impatto operativo sul GPS”, è stata la sentenza di Dana Deasy, “ci sono troppe incognite e rischi troppo grandi” per permettere al progetto di andare avanti.
L’incognita numero 1 corrisponde all’accusa, formulata di nuovo da Deasy, che Ligado non può considerarsi come un provider 5G a tutti gli effetti per un motivo molto semplice, ossia alla luce delle frequenze di banda che intende impiegare.
Deasy ha infatti messo in dubbio che le frequenze che Ligado metterà a disposizione dei propri utenti consentano tutte le potenzialità associate ad una rete 5G. Secondo Deasy, in poche parole, Ligado permetterà solo “una limitata Internet delle cose” e difficilmente conferirà ai servizi offerti quelle caratteristiche di alta velocità che sono magnificate al pubblico.
La seconda stoccata partita dagli uomini di Esper ha investito un ostacolo tecnico insito nel progetto di Ligado che al Pentagono considerano semplicemente insormontabile: la proposta avanzata della stessa aziendam, in considerazione dei rischi di interferenze col segnale GPS che nemmeno essa nega, di sostituire o riparare tutti i ricevitori in dotazione al governo e alle forze armate.
Un’idea che Deasy ha definito semplicemente irrealistica alla luce non solo “dell’enorme numero dei ricevitori governativi e delle piattaforme militari” su cui si dovrebbe intervenire, con una tempistica e costi che, oltre ad essere “proibitivi”, “danneggerebbero significativamente la sicurezza nazionale”.
Ma c’è un altro ostacolo formidabile e riguarda la natura “segreta” con cui i ricevitori GPS vengono incorporati nelle piattaforme militari.
Come ha fatto notare il sottosegretario Griffin, i sistemi in uso alla Difesa sono disegnati in un modo tale da rendere i ricevitori GPS di difficile accesso. Adattarli come pretenderebbe di fare Ligado significherebbe dunque prendere uno per uno quei sistemi e effettuare interventi lunghissimi, complicati e costosi, con il risultato di mantenerli fuori servizio per un tempo difficile da calcolare.
Per Griffin inoltre non si può nemmeno escludere il rischio che l’intervento fallisca e danneggi irreparabilmente il sistema, mettendolo fuori uso.
Ed è stato sempre il sottosegretario a illustrare quello che, oltre a rappresentare l’ennesimo problema, si configura come un argomento potenzialmente definitivo a sfavore di Ligado: il rischio di avvantaggiare nemici degli Usa come Cina e Russia.
“Mentre noi procediamo a ridisegnare e aggiornare centinaia di milioni di ricevitori GPS”, ha spiegato Griffin, “altri, in particolare Russia e Cina, coglieranno al volo l’occasione fornita loro con il nostro errore offrendo sistemi alternativi che non sono vulnerabili alle interferenze di Ligado”.
“Un sistema GPS indebolito”, in altre parole, “offrirebbe ai nostri avversari l’opportunità di rimpiazzare gli Usa come lo standard mondiale per la navigazione satellitare”.
Al monito di Griffin si è aggiunto poi il chiarimento di Deasy, che ha fatto i nomi di chi si avvantaggerebbe della mossa improvvida con cui gli Usa minerebbero il GPS costringendo i cittadini americani a trovare alternative affidabili: il cinese BeiDou e il russo GLONASS.
“Questo” – ha concluso Daisy, usando il termine più frequente nel lessico trumpiano – “sarebbe fondamentalmente un pessimo affare (deal) per la sicurezza nazionale ed economica” degli Usa”.
Il Pentagono ha dunque parlato, e la domanda ora è: che farà The Donald?