Siamo in procinto di assistere ad un inedito allineamento tra due storici rivali strategici come Cina e India a scapito della tradizionale alleanza tra Pechino e il principale nemico di Delhi, ossia il Pakistan?
La previsione di “Spengler”
Quella che appare come un’azzardata previsione – fatta da un analista, David P. Goldman, che si cela sotto il suggestivo pseudonimo di Spengler – si rivela invece un dato reale derivante dalle ferree leggi della demografia che, mentre stanno condannando al declino la popolazione cinese, vedranno l’India mantenere i suoi attuali livelli da gigante asiatico e il Pakistan esplodere.
Ai trend demografici si aggiunge poi la dimensione socioculturale, che rende più affini le società ad alto livello di istruzione e conseguente bassa fecondità quali quelle di Cina e India rispetto a quelle di un’Asia musulmana ancora immersa negli arcaismi della tradizione.
Cina e Pakistan
Se osservate con le lenti della storia e dell’attualità, le relazioni tra Cina e Pakistan appaiono più salde che mai, ricorda Goldman.
Non c’è solo l’investimento cinese da 62 miliardi di dollari nell’ambito del maxi progetto delle vie della Seta che prevede la realizzazione del Corridoio economico tra i due Paesi. C’è anche la concreta realtà delle forniture militari di Pechino, che consentono all’aviazione di Islamabad di sfoggiare, oltre agli F-16 Usa, il caccia cinese J-10C.
Non si può dimenticare, poi, che fu proprio la Repubblica popolare a mettere a disposizione del Pakistan il know how per il suo programma nucleare. Una collaborazione proseguita con il sostegno di entrambi i Paesi ad un altro programma nucleare di estrema pericolosità: quello della dinastia dei Kim della Corea del Nord.
E a chi, se non alla Cina, si è rivolto l’ex primo ministro Imran Khan per un bailout da 9 miliardi di dollari che, lo scorso febbraio, ha impedito al Pakistan di fare default su prestiti in scadenza a giugno?
Secondo il calcolo del FMI, Islamabad ha una montagna di debiti da restituire alla Cina, per un valore pari a 18,4 miliardi di dollari.
Cina e India
In considerazione dell’abbraccio della Cina con il Pakistan, ma anche delle dispute di confine di Pechino con Delhi, riaccesesi violentemente con morti su entrambi i fronti appena l’anno scorso, l’allineamento della superpotenza comunista con la più popolosa democrazia del mondo ha tutta l’aria di essere la più improbabile delle previsioni su cui un analista metterebbe la firma.
Spengler tuttavia ne è convinto perché, proprio come fece agli albori del Novecento il filosofo autore de Il tramonto dell’Occidente, si sforza di guardare oltre la superficie.
E cosa si intravede là dietro, quale scenario futuro? Si intravedono fatti inoppugnabili che costringeranno la Cina a profonde riflessioni e rivalutazioni della propria collocazione internazionale.
Le ferree leggi della demografia tra opportunità e minacce
Succederà che, col progredire del XXI secolo e il manifestarsi degli effetti inesorabili del declino demografico, una Cina sempre più anziana e con una forza lavoro in costante diminuzione dovrà decidere con chi rapportarsi: se con una società indiana popolosa, giovane e acculturata che offre infinite opportunità di investimento o con quella di un Paese come il Pakistan, la cui macroscopica crescita demografica è figlia di arretratezze e persistenze di tipo culturale e religioso che – la cruda realtà dell’islamismo radicale insegna – rappresentano una formidabile minaccia alle priorità di Pechino.
Per la Cina, la scelta non dovrebbe dunque essere difficile. Dovendo gestire, nello Xinjiang e oltre una consistente e problematica minoranza islamica che la vede già sotto i riflettori internazionali per il noto caso dei campi di rieducazione degli uiguri, la Cina non potrà che guardare con timore alla poderosa crescita demografica dell’Asia musulmana, che tra non molto – secondo le previsioni Onu – conterà una popolazione pari a quella di India e Cina messe insieme.
Le previsioni Onu
È un invito dunque, quello di Spengler, a guardare agli spostamenti tettonici, ai megatrends sottostanti come formidabile elemento di valutazione.
Ancora una volta è l’Onu ad ammonire: la popolazione cinese di età compresa tra i 15 e i 49 anni si dimezzerà nel corso del secolo, mentre quella dell’India crescerà seppur di poco e quelle di Paesi come Pakistan e Afghanistan esploderanno.
Ma mentre le società tradizionali di Pakistan e Afghanistan continueranno ad esibire tassi di alfabetizzazione da terzo mondo, quella dell’India manterrà le sue attuali caratteristiche che la rendono dinamica e avanzata.
Con chi stare?
Una società relativamente prospera ma anziana come quella cinese ha bisogno di trovare destinazioni per i propri risparmi. L’ormai saturo mercato Usa a breve non rappresenterà più il tradizionale porto sicuro per le ricchezze cinesi.
Da questo punto di vista la scelta dei partner dovrebbe essere ovvia. Non certo regimi instabili come quello del Pakistan dove mai, in 80 anni di storia, un primo ministro ha terminato il suo mandato, o quello dell’Afghanistan talebano. È piuttosto l’evoluta società indiana, con il suo literacy rate pari oggi al 77%, ben più alto dunque di quello al quale sono fermi Pakistan (58% degli uomini e 43% delle donne) o Afghanistan (55% e 30%).
India: verso un abbraccio (scaricando il Pakistan)?
Viste queste premesse, è facile giungere alle conclusioni. “L’India – scrive Spengler – è l’unico Paese al mondo con una popolazione consistente e un adeguato sistema di governo in grado così di assorbire i risparmi cinesi. Dal canto suo, la Cina realizza meglio di altri Paesi proprio le cose di cui l’India ha bisogno, ossia infrastrutture materiali e digitali”.
L’India, prosegue Spengler, “si affida ancora a un sistema ferroviario costruito dai britannici all’inizio del XX secolo … ha bisogno di ferrovie, autostrade, porti, centrali elettriche: tutte cose che la Cina ha imparato a costruire in modo più efficiente di altri nel mondo”.
Ecco l’alternativa a investimenti faraonici ma rischiosi, vista la congenita instabilità politica dell’Asia musulmana, quale quello della Belt and Road.
E gli Usa?
Le previsioni di Spengler sono anche un monito per gli Usa che, sebbene contino di inglobare l’India nella propria orbita, nutrono pessime relazioni con Delhi.
Si è arrivati persino a una mezza crisi diplomatica sui diritti umani con reciproche accuse di violazioni: non proprio il viatico per un’alleanza strategica.
L’America farà dunque bene a valutare i propri futuri passi per impedire la saldatura tra Cina e India che i dati demografici annuncerebbero prossima.