Gli Stati Uniti si dividono nel giudizio su Henry Kissinger, influente diplomatico scomparso all’età di cento anni. Ecco i ritratti della stampa americana nell’articolo di Marco Orioles.
Fu vera gloria? Esattamente come nel resto del mondo, anche in America i media hanno fornito un ritratto in chiaroscuro, ricco di aneddoti ma anche di dettagli agghiaccianti, di Henry Kissinger, l’ex Segretario di Stato e Consigliere per la Sicurezza Nazionale scomparso all’età di cento anni. Ecco il ricordo, condito da alcuni episodi e frasi celebri, che ne hanno fatto alcune tra le principali testate Usa.
L’America divisa su Kissinger
Uno, nessuno e centomila. Ieri i media di tutto il mondo si sono fatalmente divisi nel commemorare la scomparsa di Henry Kissinger: se c’è stato chi ha salutato lo statista e il Metternich del secolo breve, non è mancato chi si è detto addirittura soddisfatto della pur tardiva uscita di scena di un presunto criminale di guerra e artefice dei più atroci misfatti della superpotenza a stelle e strisce.
Anche gli organi di informazione Usa hanno offerto una rappresentazione sovente dicotomica, tentando di inserire le politiche più controverse dell’ex Segretario di Stato all’interno di una cornice narrativa in cui emergevano anche le conquiste ottenute dalla sua sagace diplomazia.
Il ritratto del New York Times
Il New York Times apre il suo profilo ricordando che Kissinger “utilizzò l’astuzia, l’ambizione e l’ingegno per rigenerare le relazioni di potere dell’America all’apice della guerra fredda”.
“Considerato il più potente Segretario di Stato nell’era successiva alla seconda guerra mondiale”, scrive la testata più famosa d’America, “è stato salutato come un ultrarealista che ha rimodellato la diplomazia affinché riflettesse gli interessi americani, ma anche denunciato per aver abbandonato i valori americani particolarmente nel campo dei diritti umani, se ciò sarebbe servito agli interessi della nazione”.
Il New York Times pone l’enfasi anche su un tratto inconfondibile di un uomo il cui “duraturo accento bavarese aggiungeva un elemento indecifrabile a dichiarazioni” attraverso cui “trasformò quasi ogni relazione globale che toccava”.
Uomo che costruì per primo un ponte con la Cina comunista, continua il Nyt, Kissinger fu anche “l’unico americano a trattare con ogni leader cinese da Mao a Xi Jinping”, incontrato l’ultima volta a luglio a Pechino “dove è stato trattato come un reale in visita”.
Kissinger rappresenta l’eroe eponimo quell’approccio realista alle relazioni internazionali che non gli faceva mai perdere di vista l’oggetto chiave, ossia quella competizione tra grandi potenze che lui interpretò, secondo il quotidiano, “con un crudo machiavellismo, specialmente quando si trattava di piccole nazioni che lui considerava spesso come pedine nella più grande battaglia”.
L’atto probabilmente più crudele a lui addebitato furono gli indiscriminati bombardamenti in Cambogia, dove Kissinger, ricorda il Nyt, ordinò all’esercito di colpire “qualsiasi cosa si muovesse”. Sicuramente illuminante da questo punto di vista è una frase a lui attribuita: “le cose illegali le facciamo immediatamente, per quelle incostituzionali ci vuole un po’ più di tempo”.
La sua aura fu tale, continua il giornale, che ogni presidente repubblicano ne ha cercato l’approvazione, mentre tutti i candidati alla presidenza di quello stesso partito ambivano al suo endorsement, incluso quel Donald Trump che gli fece visita durante la campagna elettorale del 2016 nella speranza di conferire gravitas alla sua proposta politica.
Chi invece se ne tenne alla larga fu quel Barack Obama che verso la fine del suo secondo mandato, ricorda ancora il giornale della Grande Mela, disse di aver speso gran parte del suo tempo alla Casa Bianca cercando di riparare i danni fatti mezzo secolo prima da Kissinger, come “rimuovere bombe che stanno ancora massacrando le gambe di bambini piccoli”.
Il ricordo di Fox News
Per l’emittente conservatrice e trumpiana, Kissinger è stato semplicemente un uomo “che ha lasciato la sua impronta sulla politica estera Usa nei decenni avvenire”.
Nel ricordare che fu “lodato dai suoi sostenitori come un brillante stratega”, anche Fox News è costretta a sottolineare che “fu condannato dai suoi critici come un maestro della manipolazione”. Il giornalista Seymour Hersh, ad esempio, scrisse nel 2002 che “la parte cupa di Henry Kissinger è molto, molto cupa”.
Sono rimaste celebri alcune sue affermazioni rievocate da Fox News, tra cui la citatissima “il potere è il migliore afrodisiaco” o quella attribuitagli dal New York Times nel 1969: “la prossima settimana non può esserci una crisi. La mia agenda è già piena”.
Cosa scrive Npr
In un panorama mediatico come quello Usa dominato dalla proprietà privata spicca l’emittente pubblica Npr, secondo la quale Kissinger è stato “uno dei più importanti pensatori di politica estera per oltre mezzo secolo”.
Il suo maggior risultato, a detta della radio, fu “l’aver svolto un ruolo decisivo dietro le quinte nel costruire quella architettura che condusse a relazioni più gestibili con l’Unione Sovietica, la Cina e le principali nazioni arabe”. Ma ciò non toglie che il suo nome “fu strettamente associato ad alcune delle più controverse mosse in politica estera degli Usa negli ultimi decenni”.
Tale è l’eredità di un uomo, continua Npr, “il cui principio guida era che gli interessi nazionali degli Usa avevano precedenza su obiettivi più idealistici come la promozione della democrazia e dei diritti umani”. Emblematico a tal proposito fu quanto disse in un’intervista del 2007: “ero solito dire ai miei colleghi che siamo un Paese, non una fondazione. Dobbiamo condurre la politica estera per l’America”.
Ma Kissinger fu anche, continua Npr, una “global celebrity” ammirata e corteggiata. Indicativa la testimonianza di David Rothkopf, direttore della società di consulenza fondata dall’es Segretario di Stato:“Ricordo quando camminavo lungo le strade di Manhattan con lui, e attirava folle proprio come una stella del cinema, o una rockstar. Tutti, indipendentemente da ciò che pensassero di Henry, volevano vedere Henry, volevano stare con Henry”.
Ed è sempre Npr a ricordare l’episodio forse più significativo di una vita lunga e intensa. Accadde nel 1945, quando Kissinger, ebreo sfuggito alle persecuzioni naziste, si trovava in Germania con la divisa dell’esercito Usa mentre quest’ultimo liberava i prigionieri ebrei del campo di concentramento di Ahlem.
Ricordando quella circostanza sessant’anni dopo, durante la proiezione di un documentario su quella storia, alla presenza di molti sopravvissuti, Kissinger disse: “Non c’è niente di cui sono più fiero dell’essere stato uno di coloro che hanno avuto l’onore di liberare il campo di concentramento di Ahlem”.
MARCO ORIOLES