E’ passato un anno dal vile attacco al giornale satirico francese Charlie Hebdo in cui furono uccise 12 persone della redazione, un anno durante il quale il terrorismo, di diversa natura religioso-ideologica, ha seminato la paura, soprattutto in Francia, ma anche in altri luoghi significativi della nostra quotidianità.
In memoria di quanto accaduto il 7 gennaio 2015, il settimanale francese Charlie Hebdo si sta preparando a ricordare quei momenti tragici durante i quali redattori del giornale, durante una riunione organizzativa, oltre a membri della redazione ed un poliziotto di servizio responsabile della sicurezza del giornale, furono barbaramente uccisi da alcuni terroristi che, al grido Allāhu Akbar (“Allah è grande”), hanno aperto il fuoco senza pietà.
Il numero, che sarà in edicola il 6 gennaio (alla vigilia dell’anniversario della tragedia), presenta , in prima pagina, una vignetta che ritrae un dio con barba, kalashnikov in spalla e mani insanguinate, sguardo tra l’aggressivo e lo spaventato; il disegno è realizzato in bianco su uno sfondo nero mentre sulla copertina campeggia il titolo: “ L’assassino è ancora in fuga”. Autore della vignetta è Riss Laurent Sourisseau, nuovo direttore del Charlie, ferito un anno fa durante l’attacco dei fratelli Cherif e Said Kouachi e che ha preso il posto di Stephane Charbonnier ucciso dai terroristi insieme agli altri redattori.
Amara e graffiante, come nello stile del Charlie, la vignetta vuole essere la caricatura di un dio sanguinario che, con ‘precisione chirurgica’, affonda la lama del suo odio nella carne ancora dolente di un paese, la Francia, e di una società occidentale che, nonostante gli sforzi, non ha ancora saputo consegnare alla giustizia tutti i responsabili dell’efferato eccidio, né ha saputo difendersi adeguatamente dagli attacchi successivi che hanno avuto il loro epilogo il 13 novembre al Bataclan di Parigi.
“La Francia è stata colpita in quello che ha di più sacro: la libertà d’espressione, la Repubblica, l’eguaglianza”, così si espresse il Presidente Hollande all’indomani dell’eccidio nel giornale satirico, evento tragico che rivelerà un sistema organizzato di progetti terroristici e di adepti al terrore che hanno avuto, o forse hanno ancora, la loro sede nei territori del Belgio, tra Anversa e Bruxelles.
Nel numero che sarà in edicola il 6 gennaio, vi saranno anche disegni inediti dei vignettisti uccisi quel maledetto giorno : Cabu, Wolinski, Charb, Tignous, Honoré, oltre ad alcuni lavori di firme esterne alla redazione.
Lungo l’elenco degli avvenimenti tragici che, quasi una lunga striscia di sangue, hanno caratterizzato il 2015 a partire da quel 7 gennaio parigino : altri attacchi con morti in Francia come quello del supermercato kosher della capitale la mattina dell’8 gennaio e ancora in Pakistan il 30 gennaio, l’8 marzo l’attentato al museo del Bardo a Tunisi con l’uccisione di 20 turisti, fra cui quattro italiani, il 2 aprile l’assalto all’Università di Garissa, in Kenya, con 147 morti, vari attentati in Tunisia, Afghanistan, Nigeria, Iraq, Turchia, fino all’esplosione di una bomba a bordo di un aereo russo con 224 persone a bordo il 31 ottobre e la carneficina del 13 novembre a Parigi quando muoiono 130 persone innocenti e indifese in nome di non si sa bene cosa o chi.
Sangue innocente che grida giustizia, libertà individuali che urlano il diritto di esistere, rispetto della vita oltre ogni barriera ideologica, religiosa o semplicemente semantica, libertà di espressione come fondamenta di ogni democrazia, amarezza verso un mondo violento che non accetta la diversità di opinione o di cultura, delusione verso un sistema che non raggiunge l’obiettivo di fare giustizia, tutto questo trapela dalla vignetta in prima pagina del numero della memoria di prossima pubblicazione del Charlie Hebdo .
Il settimanale che, all’indomani della strage ha visto la nuova copia numero 1178 della pubblicazione del Charlie Hebdo andata a ruba in tutta Europa e tanti fregiarsi della scritta Je suis Charlie, pubblicherà, per l’anniversario, un milione di copie.
Interessante ricordare che il 7 gennaio Marco Orioles, uno dei più importanti studiosi di immigrazione e del fenomeno Islam in Europa, presenterà all’auditorium di Pasian di Prato, un monologo inframmezzato da brevi letture, attraverso cui il direttore del Charlie, Charbonnier, ucciso quel giorno, farà sentire la sua voce ed i suoi pensieri in merito alla libertà di espressione, non per alimentare lo scontro, ma piuttosto per ribadire la necessità della convivenza in Occidente con i musulmani e quella, da parte degli islamici, del rispetto delle culture del mondo occidentale.
La satira dunque, nonostante le sue antichissime origini -nella Grecia antica e nella Roma dell’impero essa ha rappresentato l’elemento fondamentale nell’affermazione della civiltà- fa paura per la forza di penetrazione che il libero pensiero, che ne è la base, ha sulla società e sulle modifiche che può innescare, per questo il Charlie Hebdo è stato colpito così duramente, ma questa è anche la ragione per cui esso deve continuare ad esistere.
Esaupia Tarricone