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Ancora Ghouta. Assad e i russi riprendono l’assalto

Pubblicato il 07/04/2018 - Formiche

Dopo una tregua durata appena due settimane, l’esercito siriano e il suo alleato russo hanno ripreso ieri l’assedio di Ghouta Est, prendendo di mira l’ultimo distretto in mano ai ribelli: Douma.

Sono stati circa 300 gli strike che hanno colpito dall’alto l’area, causando 32 morti tra cui cinque bambini. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, a lanciare gli ordigni sarebbero stati aerei russi. I media siriani hanno spiegato che i bombardamenti sarebbero stati la reazione ai colpi di artiglieria lanciati dai ribelli su Damasco, che avrebbero provocato quattro morti. Dal canto loro, i ribelli hanno spiegato che i loro razzi e le loro brigate di artiglieria si sono limitati a rispondere a ciò che viene descritto come un massacro “da parte delle milizie di Assad e del loro alleato, gli aerei russi”.

Con l’assalto all’ultima enclave ribelle, il presidente siriano Bashar al-Assad punta a coronare l’offensiva iniziata a febbraio, il cui obiettivo è di togliersi una spina dal fianco e di dimostrare al mondo che la Siria, con l’aiuto della Russia, sta tornando interamente sotto il suo controllo.

Questo obiettivo si è avvicinato sempre di più nelle ultime settimane, in cui siriani e russi, oltre ad intensificare l’offensiva militare, hanno cercato di stringere accordi con i ribelli per convincerli ad abbandonare Ghouta e a trasferirsi più a nord, nella provincia di Idlib. Decine di bus hanno lasciato nei giorni scorsi l’enclave, trasportando i ribelli di altre formazioni con le loro famiglie.

Ma a resistere ad ogni prospettiva di intesa c’è la formazione islamista di Jaish al-Islam (“Esercito dell’islam”), i cui miliziani controllano Douma. Il governo siriano ha rilanciato negli ultimi giorni la proposta di un accordo, chiedendo ai militanti di accettare un passaggio sicuro fuori dall’area che li conduca verso Nord dove raggiungerebbero coloro che hanno accettato precedentemente i termini dell’intesa con Damasco. Proposta respinta dai diretti interessati, che dicono di temere di venire presi di mira da “milizie settarie”, espressione con cui si riferiscono alla milizia libanese di Hezbollah, alleata di ferro di Assad. I ribelli si sarebbero anche rifiutati di consegnare alle autorità siriane i soldati da loro catturati, una condizione posta dal governo per porre temporaneamente fine alle operazioni militari.

Jaish al-Islam sembra a tal punto refrattario ad ogni tipo di intesa da spingere un comandante siriano a dichiarare a Reuters che “i negoziati sono finiti con un fallimento. Per quanto concerne Douma, una soluzione militare è l’unica possibile”.

Come ha spiegato Mohammad Alloush, capo politico di Jaish al-Islam, il gruppo non esclude comunque a priori un negoziato “che possa risparmiare il sangue dei civili”. Ma per ora l’unica opzione che il gruppo valuta è di rimanere a Douma insieme alle proprie armi. “Stiamo negoziando per rimanere, perché la nostra gente rimanga”, ha detto Alloush.

Secondo l’Osservatorio per i diritti umani, sarebbero in realtà in corso nuovi negoziati tra Jaish al-Islam ed emissari russi. Questi ultimi hanno proposto ai ribelli di cedere le armi entro tre giorni: chi lo farà sarà scagionato da ogni accusa e sarà arruolato in un corpo di polizia che Mosca intende costituire a Douma. In particolare, verrebbe costituito un battaglione composto proprio dai combattenti di Jaish al-Islam, che riceverebbe armi russe e prenderebbe parte ai combattimenti contro altre formazioni opposte al presidente Assad come al Qa’ida e lo Stato islamico.

Qualunque sarà la risposta di Jaish al-Islam, le ore per Douma sembrano contate. Troppo alta la posta in gioco per Assad, che assaltando Ghouta ha sfidato la comunità internazionale e persino il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che a febbraio aveva varato all’unanimità – e con il voto russo – una risoluzione che ordinava il cessate il fuoco su tutta la Siria. Risoluzione bellamente ignorata da Assad, che ha continuato a martellare Ghouta provocando stragi di civili e spingendo le altre formazioni ribelli a negoziare la resa.

Jaish al-Islam è l’ultimo ostacolo che si frappone alla vittoria definitiva di Assad, ed è facile immaginare, data la sproporzione delle forze in campo, chi avrà la meglio.

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