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Amazon, Walmart e Sears. Chi festeggia e chi piange nel commercio Usa

Pubblicato il 14/04/2020 - Start Magazine

Che cosa succede nel settore retail Usa al tempo della pandemia per Amazon, Walmart e non solo? L’approfondimento di Axios

Lungi dall’avere solo effetti passeggeri, il Covid-19 potrebbe innescare trasformazioni profonde e radicali dell’economia a stelle e strisce, accelerando processi che altrimenti avrebbero richiesto anni per completare la loro parabola.

È certamente il caso – segnalato ieri nella newsletter di Axios  del settore retail, che negli States è stato duramente colpito ma con la rilevante eccezione dei giganti della distribuzione e del commercio on line, che hanno invece cavalcato l’emergenza aumentando di non poco i rispettivi volumi di vendite.

I dati a tal proposito parlano chiaro: nel mese di marzo in America il commercio al dettaglio è crollato del 60%, secondo i calcoli di  Coresight Research.

A soffrire sono in particolare le piccole ditte – i famosi “Mom-and-pop retailers” a cui è rivolto non a caso il programma Paycheck Protection Program che gli assicurerà prestiti federali con cui sopravvivere (forse) in questa emergenza.

Ma a patire sono anche le catene di medie dimensioni: le varie Sears, JCPenney, Neiman Marcus e J. Crew che, come scrive la CNN, avevano già svariati problemi prima della crisi ma ora potrebbero ricevere il colpo di grazia dal Covid-19 (“may not be able to survive the coronavirus crisis.”)

L’emblema di questa situazione sono probabilmente i migliaia di dipendenti che due brand molto noti come Macy’s e Gap hanno messo in congedo senza stipendio. Uomini e donne che peraltro, secondo Sucharita Kodaly, analista di Forrester Research, alla fine dell’emergenza potrebbero non ritrovare più il loro posto di lavoro.

Tutt’altra situazione invece si registra nel campo dei Big, dove i trend sono letteralmente rovesciati: basti pensare ai 250 mila lavoratori che Amazon e Walmart si apprestano ad assumere per tenere testa ad una domanda in continuo aumento.

Domanda che nel mese di marzo ha infatti registrato per quasi tutti un vistoso segno + nelle vendite: da Walmart (+20% di acquisti nei suoi punti vendita e +30’% per l’on line), a Target (25%) a Costco (12%).

Ma a fare la parte del leone è Amazon, per il quale il virus venuto da Wuhan ha rappresentato una vera e propria benedizione: Recode stima infatti una crescita delle merci vendute sulla piattaforma di e-commerce più famosa al mondo del 35% rispetto al marzo 2019.

Se guardiamo i dettagli rivelati da CommerceIQ, scopriamo che alcuni beni su Amazon vanno letteralmente a ruba, con le vendite di cibo per animali cresciute di quasi dieci volte (947%), quelle di farmaci per raffreddore e influenza aumentate di ben l’861%, quelle di sapone del 512% e quelle di patatine del 376%.

L’emergenza si è rivelata provvidenziale anche per un investimento di Amazon cospicuo ma molto chiacchierato per le difficoltà incontrate dal suo lancio: la consegna a domicilio di generi alimentari, per la quale è improvvisamente divenuta esuberante la disponibilità di cittadini pronti ad aprire un punto vendita.

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