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Addio Siria: la frittata di The Donald in Medio Oriente

Pubblicato il 18/01/2019 - Il Friuli

Il 2018 si conclude, in Medio Oriente, con il botto. La deflagrazione arriva dagli Stati Uniti via Twitter il 19 dicembre, quando Donald Trump annuncia che lo Stato Islamico è stato sconfitto e gli Stati Uniti, pertanto, ritireranno immediatamente i duemila uomini schierati in Siria. L’annuncio ha creato subito sconcerto, specialmente tra le fila dei curdi che, nel nordest della Siria, sono stati appoggiati dalle truppe Usa nello scontro titanico con i tagliagole. Ma l’abbandono dei curdi nelle fauci del sultano di Ankara Recep Tayyp Erdogan, che ha minacciato di invadere quei territori per regolare i conti con i “terroristi” curdi inquadrati nelle Syrian Democratic Forces, non è l’unica conseguenza della mossa repentina di The Donald. A rischio, infatti, c’è anche la lotta al terrorismo jihadista, che in Siria non è ancora tecnicamente sconfitto e resiste nelle ultime ridotte ai confini con l’Iraq. L’errore fatale in cui Trump potrebbe incorrere è lo stesso commesso dal predecessore Obama nel 2011, che riportò a casa tutti i soldati stanziati in Iraq, salvo scoprire, tre anni più tardi, che i qaedisti dello Stato Islamico ne avevano approfittato per rialzare la testa e impossessarsi di mezza Siria e di un terzo dell’Iraq, fondandovi un califfato da cui – nei piani del leader supremo Abu Bakr al-Baghdadi – doveva partire la riscossa mondiale dell’Islam. Non è un caso che, dal 19 dicembre, Trump abbia dovuto rivedere i suoi piani, dichiarando in successive occasioni che il ritiro dalla Siria sarebbe stato graduale e concertato con gli alleati. Ma la frittata ormai è fatta, e le grandi potenze si stanno affrettando a riempire il vuoto che sarà lasciato dai combattenti americani. Ad approfittarne, in primo luogo, saranno la Russia e l’Iran, intervenuti in Siria a sostegno del regime di Damasco. Senza l’ostacolo dei soldati di Washington, i disegni geopolitici di Mosca, Teheran (e Ankara) possono procedere indisturbati. A tutto svantaggio di ciò che resta della ribellione del popolo siriano, levatosi in armi nel 2011 contro il dittatore Bashar al-Assad in quella che è stata la guerra civile più devastante dei nostri tempi. Ma a detrimento, anche, dei curdi siriani, che si erano ritagliati un territorio, nel nordest del Paese, in cui costruire il loro progetto autonomista, messo a repentaglio ora dalle mire di Erdogan. La guerra civile siriana è sempre più prossima alla fine, ma con l’esito più infausto.

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