Il Congresso Nazionale del Popolo Siriano, che a Sochi avrebbe dovuto permettere alla Russia di chiudere la guerra civile con un accordo di pace onnicomprensivo, si è concluso con una farsa, per la soddisfazione di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna che non erano invitati e non condividevano il tentativo di Mosca di sostituire il processo in corso a Ginevra con un negoziato a immagine e somiglianza dei vincitori.
I colloqui di Sochi sono stati un flop anzitutto per la scarsa affluenza. Molti delegati delle opposizioni siriane, in particolare l’influente blocco della Syrian Negotiation Commission, hanno preferito boicottare del tutto l’evento. Inoltre, tra chi ha deciso di presentarsi, vi è stato chi si è rifiutato di scendere dall’aereo, in protesta per i manifesti e i simboli del regime di Damasco che campeggiavano ovunque nell’aeroporto. “Ci siamo sorpresi che nessuna delle promesse che ci erano state fatte sono state mantenute, i feroci bombardamenti di civili non si sono fermati né le bandiere e i manifesti del regime sono stati rimossi”, ha detto Ahmed Tomah, capo della delegazione siriana che ha esternato le sue rimostranze.
L’inconveniente dell’aeroporto, risolto solo con l’intervento turco, ha innescato un ritardo di due ore all’inizio dei lavori del summit. Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha aperto i lavori leggendo una dichiarazione del presidente Vladimir Putin secondo il quale ci sono ormai le condizioni per voltare la “tragica pagina” di questa storia. Ma mentre Lavrov leggeva, si sono levate alte le voci di alcuni delegati che urlavano slogan contro Mosca che uccide i bambini siriani con i suoi bombardamenti, con la televisione di stato che riprendeva tutto. Terminata la sciarada, è iniziato il litigio tra i partecipanti su chi dovesse presiedere il congresso.
I lavori sono quindi proseguiti all’insegna della massima confusione, al punto che i delegati i Mosca sono stati costretti a chiudere i lavori, nonostante fosse prevista una sessione di due giorni. I russi si sono lamentati del tentativo di boicottaggio dell’incontro, con Lavrov che ha celiato dicendo che non “avrebbe fatto una tragedia” se “due o tre gruppi” non sono “riusciti a prendere parte ai lavori”.
Nonostante l’insuccesso, i partecipanti hanno potuto comunque annunciare un risultato tangibile. L’inviato speciale dell’Onu Staffan de Mistura, presente a Sochi, ha rivelato che è stata compilata una lista di cinquanta personalità – che comprende membri del governo, dell’opposizioni e personalità indipendenti – che dovranno partecipare ai lavori di stesura della nuova costituzione della Siria.
Ma è chiaro che la proposta, così come l’abile mossa di cooptare il responsabile Onu dei colloqui di pace, non incontreranno facilmente il favore delle potenze occidentali e del mondo arabo, che guardano con sospetto al tentativo di Mosca di svolgere il ruolo di Kingmaker a tutto vantaggio dei suoi alleati e senza garanzie per i ribelli. È un pensiero che è stato ribadito anche dal ministro degli esteri francese Jean-Yives Le Drian: “La risoluzione della crisi dovrà verificarsi urgentemente attraverso una soluzione mediata dall’Onu a Ginevra”, ha detto Le Drian. “La Francia ha questo come immediato obiettivo. Non sta accadendo a Sochi, deve accadere a Ginevra”.