Serracchiani indossa il velo durante la visita in Iran: scoppia la polemica. Non sono piaciute le immagini della governatrice del Fvg giunte da Teheran, dove Debora Serracchiani è in vista in occasione della fiera ‘Contract Made in Italy’. Già, perché la presidente della Regione è ritratta mentre si trova all’esposizione con l’hijab, ovvero il velo islamico che lascia scoperto solamente il viso della donna, sul capo. E le proteste arrivano dal suo stesso partito, il Pd. A puntare il dito è il senatore Lodovico Sonego, per il quale – come ha riportato il Gazzettino – si tratta di una “immagine dolorosa, a maggior ragione dopo i fatti di Colonia. Si tratta di una ostentazione della sottomissione della donna e della negazione dell’uguaglianza rispetto all’uomo. In altri termini la violazione del principio dell’uguaglianza tout court. Quella sottomissione è ancor più inaccettabile se assentita da chi ricopre una rilevante carica istituzionale ed esercita una importante funzione di leadership politica nazionale. Donne a capo coperto mai, innanzi a chiunque”.
Anche Marco Orioles, sociologo dell’Università di Udine esperto d’immigrazione e di Islam, ha giudicato negativamente la scelta della Serracchiani sul proprio profilo Facebook. “Questa istantanea – scrive Orioles – del viaggio d’affari della Serracchiani in Iran la dice lunga sulle inclinazioni della nostra classe dirigente. Per un pugno di euro, sono pronti a vendere l’anima di un continente – l’Europa – che politicanti come Serracchiani e la pessima e parimenti velata Mogherini non sono degni di rappresentare. Dicono di rispettare le tradizioni locali, e fanno finta di non sapere che in Iran l’hijab è obbligatorio e rappresenta una delle tante prevaricazioni di un regime impresentabile. Parlano di commercio, e non dei diritti umani violati sistematicamente dai mullah con cui si fanno fotografare sorridenti. L’Occidente può e deve sviluppare relazioni con le dittature, anche con quelle totalitarie come Cina e Iran. Ma non deve mai ripudiare i valori democratici e i principi liberali che lo contraddistinguono e che avrebbe il dovere di promuovere insieme alle sue merci. Pecunia non olet, dice l’adagio. Ma l’odore dei corpi dei gay impiccati o delle donne lapidate in Iran, la numero due del partito Dem lo dovrebbe sentire”.
“I musulmani di ‘casa nostra’ – continua il sociologo -, e soprattutto le donne musulmane, sottolineano che il velo è una scelta personale. Invece, in Iran questo indumento è obbligatorio. Indossarlo significa ratificare una politica di Stato oscurantista. In questo caso non si rispetta una tradizione, ma una legge. Di più, in Iran ci sono ronde islamiche, composte da donne, che se incontrano una donna mal velata (per esempio con i capelli che escono) le chiedono di rimediare. In caso di diniego, la malcapitata può essere picchiata e arrestata”.
A difendere la governatrice da Udine è Enrico Leoncini, segretario cittadino del Pd. “La presidente Serracchiani – dice Leoncini – si trova in Iran per importanti relazioni e accordi economici. Non dimentichiamolo. Come la stessa presidente ha giustamente ricordato, le donne devono indossare un velo per andare in Iran, in caso contrario, non è possibile entrare nel Paese”. Il politico udinese ritiene vergognoso attaccare un ‘gesto’ che non è altro che un segno di rispetto nel confronto di un Paese che ha una cultura differente dalla nostra. Si tratta di una speculazione che spiace arrivi da un senatore e da un docente universitario come il professor Marco Orioles, uno studioso che non dovrebbe fare valutazioni di questo tipo, eccessive e fuorvianti. Confondere più o meno volutamente il velo di Serracchiani con i fatti di Colonia e parlare di un presunto commercio di anime, poi, appare vergognoso e fuori luogo. Bisogna inoltre tenere sempre presente che la missione della Presidente non è finalizzata ad affari personali, ma è svolta nell’interesse dell’economia della nostra Regione”.