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Migranti: Orioles risponde all’ex sindaco di Udine Fontanini

Pubblicato il 10/02/2024 - Messaggero Veneto

Renzo Peressoni (Presidente AFDS), Renzo Tondo (Presidente Friuli Venezia Giulia) e Pietro Fontanini (Presidente Provincia Udine) al 54° congresso provinciale dell'AFDS-Associazione Friulana Donatori di Sangue. (Castions di Strada 16/09/12)
Renzo Peressoni (Presidente AFDS), Renzo Tondo (Presidente Friuli Venezia Giulia) e Pietro Fontanini (Presidente Provincia Udine) al 54° congresso provinciale dell'AFDS-Associazione Friulana Donatori di Sangue. (Castions di Strada 16/09/12)
La lettera al Messaggero Veneto con cui il sociologo e giornalista Marco Orioles, esperto di migrazioni, risponde all’ex sindaco di Udine Pietro Fontanini che sullo stesso giornale aveva espresso opinioni sui migranti ritenute imbarazzanti.

Rientra in quello che si può forse definire un aneddoto udinese il sarcasmo espresso da alcuni immigrati di Borgo Stazione sull’ex sindaco Pietro Fontanini all’indomani di quel turno di ballottaggio che nel maggio 2023 sancì il fallimento del suo tentativo di ottenere un secondo mandato alla guida della città. Ragioni per ironizzare su quella sconfitta ne avevano da vendere, d’altra parte, coloro che tra nuove telecamere, presidio fisso della polizia locale, l’unità cinofila di cui la stessa è stata dotata, ronde di vigilantes e, dulcis in fundo, il pattugliamento da parte dell’esercito hanno visto atterrare nel loro quartiere durante l’amministrazione del già presidente della Provincia tutta la panoplia degli strumenti di controllo e sorveglianza senza che un solo euro venisse investito in progetti per dare a quella zona così importante della città le opportunità per migliorare a partire dalle sue stesse risorse che sono anzitutto una popolazione per quasi il 40% costituita da immigrati e poi le attrattive di una diversità culturale concentrata in modo peculiare in un luogo davvero unico in regione. Tutte queste cose, però, non piacciono affatto all’ex primo cittadino che lo ha ribadito ieri sulle pagine di questo giornale ricordando i “tanti problemi” che nascono da una presenza straniera avvertita come minacciosa oltre che produttrice di degrado. Memore dei tanti interventi gestiti da Palazzo D’Aronco, Fontanini ha fornito cenni puntuali al “modo alquanto bizzarro” in cui i migranti vivevano negli appartamenti in cui erano ospitati tempo addietro, non solo in Borgo Stazione naturalmente ma in tutta la città interessata dal progetto Aura, tra “sporcizia”, “schiamazzi”, e addirittura “fiamme libere” e gli immancabili “fenomeni di criminalità che si venivano a creare intorno a questi gruppi”. Il tono del testo anticipa quelli che sono i bersagli di Fontanini, ossia “questi immigrati provenienti in gran parte da Afganistan e Pakistan” per i quali la nuova giunta intende ripristinare il sistema di accoglienza che lo stesso predecessore di Alberto Felice De Toni si vanta di aver “revocato”. Naturalmente non si pretende da Fontanini che la pensi diversamente da quel consigliere regionale che mesi fa cercò di spiegare sempre su queste colonne perché sarebbe stata cosa buona e giusta relegare i richiedenti asilo in luoghi isolati di montagna della nostra regione, alla larga insomma. Si rimane tuttavia perplessi nel leggere il passaggio in cui l’ex sindaco sostiene che “il modello Friuli tratteggiato da De Toni prefigura un sistema produttivo basato sulla forza lavoro di questi immigrati provenienti in gran parte da Afghanistan e Pakistan”. Senza con questo difendere la visione del mondo dell’attuale sindaco che conosciamo poco, tocca ricordare a Fontanini che le nazionalità che ha citato rappresentano complessivamente meno dell’1% del totale degli uomini e delle donne che vivono a Udine e che sono censite dall’anagrafe comunale. Anche aggiungendo quelli che Fontanini chiama “clandestini” non si va molto oltre, ma soprattutto si lasciano fuori gli altri 13 mila circa stranieri di 136 Stati diversi ugualmente residenti in città da cui già oggi arriva un contributo decisivo per la nostra economia e demografia esangui. La presenza di cittadini dei due paesi menzionati da Fontanini non è tale, per dire, da sostenere una domanda di lavoro riflessasi nelle 3.638 assunzioni di personale non italiano effettuate dalle aziende udinesi in un anno come il 2020 ossia in piena era Fontanini. Una realtà, quella delle migrazioni, molto più ampia e sfaccettata di cui non troviamo traccia nell’articolo firmato ieri da un leader inseguito dai suoi demoni. Difendere Udine dalle fiamme libere va bene, ignorare i suoi stessi cittadini meno.

Marco Orioles.


Lettera apparsa sul Messaggero Veneto il 10 febbraio 2024.
Borgo StazioneFontanini PIetroimmigrazioneUdine
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